mi è sempre piaciuta la fantascienza: confortante e avvincente, perchè descrive scenari futuri, confermandoti sensazioni attuali
Benvenuti nelle città globali
Benjiamin Barber
Dalla prima età della democrazia, fondata sulle comunità e i villaggi, alle "cosmopoli" di oggi, dove la cultura della convivenza impone una nuova architettura civica.
Le Nazioni Unite sono un' assemblea composta dagli stati nazionali. Quando i governi prendono in considerazione la governance globale sostengono che loro ne saranno i mattoni costitutivi e che il governo internazionale sarà costruito a partire dal congresso delle nazioni, quando in realtà quello che l' interdipendenza rende obsoleto è proprio il concetto di Stato.
Come fa la democrazia a sopravvivere? Ha un futuro se la forma dello stato diventa superata? Un autista di taxi a Londra recentemente mi ha raccontato di aver lavorato a New York, a Nuova Delhi e a Londra e che stava pensando di raggiungere un parente che faceva lo stesso mestiere a Città del Messico. Gli ho chiesto quale paese gli fosse piaciuto di più, ma il tassista sembrava non capire la domanda: aveva vissuto in un mondo fatto di metropoli diverse tra di loro, ma con una familiarità urbana più significativa, per lui, delle differenze nazionali dei singoli paesi a cui queste città appartenevano.
Considerato che la componente della popolazione mondiale che si riversa tra cittadine e centri urbani, tra cui le metropoli (le «megalopoli») che contano dai dieci ai venticinque milioni di abitanti, sta diventando sempre più rilevante, l' esperienza di quel tassista è destinata a diventare sempre più comune. Dopotutto, perché gli abitanti multiculturali e migranti di queste città non dovrebbero sentire un legame più forte con la rete di metropoli in cui vivono e lavorano piuttosto che con i paesi a cui teoricamente appartengono e in base ai quali viene definita la loro cittadinanza?
Nelle sua prima età, quella della partecipazione, la democrazia era fondata su piccole comunità e villaggi, mentre nella sua fase rappresentativa è caratterizzata dai governi basati sullo stato nazionale e il criterio orientativo è diventato quello di "popolo". Per la democrazia, andare oltre il concetto di Stato e le sue frontiere significa individuare un nuovo elemento fondante, un nuovo mattone costitutivo, che sia appropriato all' architettura civica di un mondo globalizzato. Qui si contesta la convenzione comune per cui il governo globale debba essere il riflesso ampliato del governo nazionale, come se il mandato dei singoli governi possa essere esteso su scala globale o determinato da un congresso democratico degli stati nazionali. Questa è l' idea alla base delle Nazioni Unite, ma anche di gran parte delle istituzioni internazionali post-moderne composte da membri che rappresentano gli stati nazionali (il G-8, il G20 o il G-qualcosa!).
Io sostengo invece che la governance globale debba essere costruita sulla base delle associazioni regionali e delle città globali associate in reti virtualio confederali in cui lo stato nazione tradizionale rivesta un ruolo prominente, ma sempre più debole rispetto a questo attuale. Gli stati nazionali non spariranno, ma non sono i candidati ideali o preferenziali per impostare nuovi approcci alla governance globale. Nondimeno, enti transnazionali composti da singoli stati come Europa, Nord America (NAFTA), l' Unione Africana o l' Organizzazione degli Stati Americani, costituiscono delle entità sovranazionali in grado di facilitare la transizione degli stati verso il governo globale. All' interno delle nazioni, le città globali possono diventare elementi ancora più solidi e appropriati per alimentare l' appeal della democrazia globale.
Nella prima età della democrazia le città sono nate come piccoli centri e sono prosperate come centri industriali, culturali e commerciali solo nella sua seconda fase. Sono proprio le attività commerciali, comunicative, finanziarie, i sistemi di trasporti e la creatività culturale delle città globali a renderle indispensabili nella prefigurazione della governance globale. Ovviamente queste città non possono essere in sé le basi della rappresentatività, escludendo le comunità rurali o i centri minori dalla partecipazione politica. Tuttavia, sono destinatea occupare un ruolo dominante, rappresentando lo scheletro interconnesso di una politica globale confederata; non parleremo più di un mondo di stati o di regioni, ma di un "mondo di città". Le città sono connesse da rapporti commerciali, finanziari e comunicativi e da reti di lavoro più concrete delle relazioni giuridiche formali che le legano ai governi nazionali di appartenenza.
Tutti i cittadini, a prescindere dai centri in cui abitano, devono essere adeguatamente rappresentati, ciò non toglie che le città possano scoprire di avere un ruolo speciale da giocare nelle definizione dell' architettura della governance globale. Proprio le caratteristiche che le definiscono, il cosmopolitismo, la connettività, l' urbanità, la densità, il multiculturalismo e la creatività, saranno i caratteri costitutivi delle nuove cosmopoli, il cui ruolo è simbolico e metaforico ma anche critico.
Oggi le città globali sono legate le une alle altre e ai mercati globali in modo più vincolante rispetto agli stati nazione a cui convenzionalmente appartengono, e per questo sono gli elementi ideali per costruire il nuovo ordine globale. I centri destinati al commercio e alla comunicazione, definiti dai loro rapporti con la tecnologia e i trasporti, sono più adatti alla virtualità rispetto ai singoli stati nazione. Dire Barcellona, Marsiglia e Milano o Rotterdam, Francoforte e Londra non significa più dire Spagna, Francia e Italia od Olanda, Germania e Inghilterra, ma significa dire Europa, e anche più di questo: significa dire "Europoli", una nuova rete cosmopolita di partnership commerciale e civica. Tutti i cittadini richiedono equa rappresentazione e pertanto le città non potranno avere diritti di voto specifici, ma non è necessario continuare a riferirsi agli stati nazionali per costruire l' architettura della nuova governance globale. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/11/benvenuti-nelle-citta-globali.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Global_city
http://en.wikipedia.org/wiki/Megalopolis_(term)
Benvenuti nelle città globali
Benjiamin Barber
Dalla prima età della democrazia, fondata sulle comunità e i villaggi, alle "cosmopoli" di oggi, dove la cultura della convivenza impone una nuova architettura civica.
Le Nazioni Unite sono un' assemblea composta dagli stati nazionali. Quando i governi prendono in considerazione la governance globale sostengono che loro ne saranno i mattoni costitutivi e che il governo internazionale sarà costruito a partire dal congresso delle nazioni, quando in realtà quello che l' interdipendenza rende obsoleto è proprio il concetto di Stato.
Come fa la democrazia a sopravvivere? Ha un futuro se la forma dello stato diventa superata? Un autista di taxi a Londra recentemente mi ha raccontato di aver lavorato a New York, a Nuova Delhi e a Londra e che stava pensando di raggiungere un parente che faceva lo stesso mestiere a Città del Messico. Gli ho chiesto quale paese gli fosse piaciuto di più, ma il tassista sembrava non capire la domanda: aveva vissuto in un mondo fatto di metropoli diverse tra di loro, ma con una familiarità urbana più significativa, per lui, delle differenze nazionali dei singoli paesi a cui queste città appartenevano.
Considerato che la componente della popolazione mondiale che si riversa tra cittadine e centri urbani, tra cui le metropoli (le «megalopoli») che contano dai dieci ai venticinque milioni di abitanti, sta diventando sempre più rilevante, l' esperienza di quel tassista è destinata a diventare sempre più comune. Dopotutto, perché gli abitanti multiculturali e migranti di queste città non dovrebbero sentire un legame più forte con la rete di metropoli in cui vivono e lavorano piuttosto che con i paesi a cui teoricamente appartengono e in base ai quali viene definita la loro cittadinanza?
Nelle sua prima età, quella della partecipazione, la democrazia era fondata su piccole comunità e villaggi, mentre nella sua fase rappresentativa è caratterizzata dai governi basati sullo stato nazionale e il criterio orientativo è diventato quello di "popolo". Per la democrazia, andare oltre il concetto di Stato e le sue frontiere significa individuare un nuovo elemento fondante, un nuovo mattone costitutivo, che sia appropriato all' architettura civica di un mondo globalizzato. Qui si contesta la convenzione comune per cui il governo globale debba essere il riflesso ampliato del governo nazionale, come se il mandato dei singoli governi possa essere esteso su scala globale o determinato da un congresso democratico degli stati nazionali. Questa è l' idea alla base delle Nazioni Unite, ma anche di gran parte delle istituzioni internazionali post-moderne composte da membri che rappresentano gli stati nazionali (il G-8, il G20 o il G-qualcosa!).
Io sostengo invece che la governance globale debba essere costruita sulla base delle associazioni regionali e delle città globali associate in reti virtualio confederali in cui lo stato nazione tradizionale rivesta un ruolo prominente, ma sempre più debole rispetto a questo attuale. Gli stati nazionali non spariranno, ma non sono i candidati ideali o preferenziali per impostare nuovi approcci alla governance globale. Nondimeno, enti transnazionali composti da singoli stati come Europa, Nord America (NAFTA), l' Unione Africana o l' Organizzazione degli Stati Americani, costituiscono delle entità sovranazionali in grado di facilitare la transizione degli stati verso il governo globale. All' interno delle nazioni, le città globali possono diventare elementi ancora più solidi e appropriati per alimentare l' appeal della democrazia globale.
Nella prima età della democrazia le città sono nate come piccoli centri e sono prosperate come centri industriali, culturali e commerciali solo nella sua seconda fase. Sono proprio le attività commerciali, comunicative, finanziarie, i sistemi di trasporti e la creatività culturale delle città globali a renderle indispensabili nella prefigurazione della governance globale. Ovviamente queste città non possono essere in sé le basi della rappresentatività, escludendo le comunità rurali o i centri minori dalla partecipazione politica. Tuttavia, sono destinatea occupare un ruolo dominante, rappresentando lo scheletro interconnesso di una politica globale confederata; non parleremo più di un mondo di stati o di regioni, ma di un "mondo di città". Le città sono connesse da rapporti commerciali, finanziari e comunicativi e da reti di lavoro più concrete delle relazioni giuridiche formali che le legano ai governi nazionali di appartenenza.
Tutti i cittadini, a prescindere dai centri in cui abitano, devono essere adeguatamente rappresentati, ciò non toglie che le città possano scoprire di avere un ruolo speciale da giocare nelle definizione dell' architettura della governance globale. Proprio le caratteristiche che le definiscono, il cosmopolitismo, la connettività, l' urbanità, la densità, il multiculturalismo e la creatività, saranno i caratteri costitutivi delle nuove cosmopoli, il cui ruolo è simbolico e metaforico ma anche critico.
Oggi le città globali sono legate le une alle altre e ai mercati globali in modo più vincolante rispetto agli stati nazione a cui convenzionalmente appartengono, e per questo sono gli elementi ideali per costruire il nuovo ordine globale. I centri destinati al commercio e alla comunicazione, definiti dai loro rapporti con la tecnologia e i trasporti, sono più adatti alla virtualità rispetto ai singoli stati nazione. Dire Barcellona, Marsiglia e Milano o Rotterdam, Francoforte e Londra non significa più dire Spagna, Francia e Italia od Olanda, Germania e Inghilterra, ma significa dire Europa, e anche più di questo: significa dire "Europoli", una nuova rete cosmopolita di partnership commerciale e civica. Tutti i cittadini richiedono equa rappresentazione e pertanto le città non potranno avere diritti di voto specifici, ma non è necessario continuare a riferirsi agli stati nazionali per costruire l' architettura della nuova governance globale. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/11/benvenuti-nelle-citta-globali.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Global_city
http://en.wikipedia.org/wiki/Megalopolis_(term)
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