Molti immigrati o pochi ‘nuovi italiani’?
Andrea Stuppini*
Fonte: neodemos.it
Spesso si sente ripetere che gli immigrati hanno avuto in Italia,
una crescita rapidissima dopo il Duemila, e che la loro quota di
presenza ha superato la media europea.C’è del vero in queste
affermazioni, che però nascondono l’altra faccia del fenomeno: in quasi
tutti i paesi europei (che pure hanno normative molto diverse tra loro:
sia sul versante dello ius sanguinis che su quello dello ius soli) la concessione della cittadinanza (o processo di naturalizzazione)
viene considerata lo sbocco naturale delle politiche di integrazione, e
questo contribuisce a abbassare l’apparente quota della presenza
straniera, che tanto ci impressiona. In altre parole: la presenza
straniera può apparire alta per la sola ragione che diventare cittadini
residenti è molto difficile, oppure, viceversa, bassa. perché il paese
di destinazione favorisce (o almeno non ostacola) l’acquisizione della cittadinanza.
Un po’ di cifre
Consideriamo
i dati della tabella 1. La colonna relativa agli stranieri ci dice che,
in effetti, la quota degli stranieri in Italia (7.5%) ha ormai
superato, sia pur di poco, la media EU (6.6%). Certo, ci sono paesi che
ci superano, come la Spagna (12.3%) o la Germania (8.8%), ma insomma
siamo piuttosto alti su questo indicatore.
Consideriamo però,
adesso, i nati all’estero che risiedono nei vari paesi, e la loro quota
su totale dei residenti. Qui, come si vede, l’Italia (8.8%) è ben al di
sotto della media UE-27 (9.7%), e si colloca su valori più bassi
rispetto a tutti i paesi elencati, che vanno dall’11% della Francia al
quasi 15% della Svezia.
In entrambi i casi, non bisogna cedere
alla tentazione di equiparare gli stranieri (o i nati all’estero) agli
immigrati dai paesi in via di sviluppo: circa un terzo degli stranieri
presenti nei paesi UE sono semplicemente cittadini di altri paesi UE. E
anche tra gli altri (i non-UE) ci sono i nord-americani, i giapponesi,
...
Una ... “naturalizzazione anomala”
I
due valori (nati all’estero e cittadini stranieri) non sono
direttamente comparabili. Ogni paese ha la sua legislazione, ma, con
riferimento all’Italia, ad esempio, dove vige lo ius sanguinis,
si può essere nati all’estero senza essere mai stati stranieri: basta
che uno solo dei genitori fosse italiano. E si può nascere in in Italia
da stranieri: basta che entrambi i genitori lo siano. Tuttavia, in certa
misura, e in prima approssimazione, si può accettare l’idea che i nati
all’estero fossero stranieri alla nascita immigrati successivamente, e
gli stranieri attuali siano coloro hce ancora non hanno acquisito la cittadinanza. La differenza tra le due colonne, insomma, fornisce un primo grossolano ordine di grandezza di quanti hanno acquisito la cittadinanza
dei vari paesi di residenza dopo la nascita. E il rapporto di questi
“naturalizzati” sul totale dei nati all’estero fornisce una misura, sia
pure molto approssimata, del processo di naturalizzazione.
Orbene:
circa un terzo dei nati all’estero si sarebbe naturalizzato, nel corso
della propria vita, ma questo valore è decisamente più basso in alcuni
paesi, e tra questi, guarda caso, proprio Spagna e Italia. In parte,
questo indicatore riflette semplicemente l’anzianità media
dell’immigrazione: se il fenomeno è recente, è normale che il processo
di assorbimento sia ancora in una fase acerba.
Ma in parte ciò riflette anche la maggiore o minor facilità di concedere la cittadinanza.
La svizzera, ad esempio (paese non UE e di lunghissima tradizione
immigratoria) ha un alto numero di stranieri, e un alto numero di
residenti nati all’estero, perché (e non solo secondo le nostre misure)
ha un basso, bassissimo tasso di concessione della cittadinanza.
Insomma,
questi numeri dovrebbero aiutarci a riflettere su una domanda
fondamentale: vogliamo perseguire un modello “svizzero” o un modello
UE-27? Nel primo caso, che è quello che un po’ stiamo perseguendo, la
quota degli stranieri appare destinata a aumentare ancora, e con essa
tutte le difficoltà connesse (di integrazione, di tensioni sociali, di
possibili creazioni di ghetti, ecc.) che tanto diciamo di temere ma che,
in pratica, creiamo con le nostre mani, ostacolando, con la legge n°
91/1992, il processo di naturalizzazione - persino per chi è nato e ha sempre vissuto nel nostro paese.
Per saperne di più
Eurostat
* Regione Emilia-Romagna. Rappresentante delle Regioni nel Comitato tecnico nazionale sull’immigrazione.
aggiornamento manuale e quadro della normativa
-
Cari amici,
alla pagina
http://briguglio.asgi.it/immigrazione-e-asilo/2016/settembre/sinottico-normativa-52.html troverete
un quadro aggiornato della norma...
8 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento