I ragazzini pestati da Alba Dorata
A Roma, proprio un anno fa, è stata aperta la casa dei piccoli
fantasmi. Minori in transito non accompagnati, soprattutto afghani,
sottratti ai rigori invernali del binario 15 della stazione Ostiense,
dove molti loro connazionali passano la notte accampati. E questo è il
lato positivo della storia. Quella casa ha per nome una sigla, A28, che
significa poi via Aniene 28, la strada tra via Tevere e Corso d’Italia
dove sorge, per iniziativa della Onlus Intersos e con l’aiuto di sponsor
generosi.
Da dicembre del 2011 ad oggi ben 660 ragazzini tra gli 11 e i 18 anni vi hanno trovato ricovero. L’età media è di 15 anni, la permanenza media nove giorni. Ventiquattro posti in ampi letti a castello, belle docce, mediatori culturali ad ascoltare i loro racconti e a comunicare i loro bisogni, i ragazzi della cooperativa sociale Civico Zero ad assisterli. Sono piccoli fantasmi perché misteriosamente come sono arrivati, allo stesso modo riprendono il viaggio. Generalmente in treno, per raggiungere i paesi del nord, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, dove l’assistenza si protrae anche oltre il diciottesimo anno di età e dove ritrovano colonie di compatrioti e avanguardie di parenti.
Il lato sconcertante lo racconta invece Rodolfo Mesaroli, psicologo e responsabile dell’unità di strada della coop Civico Zero: “Almeno tre-quattro su dieci raccontano di aver subito pestaggi e torture, e otto su dieci ne hanno sentito parlare. In Grecia, ad Atene come a Patrasso, dove tentano di imbarcarsi durante la notte, montando sui camion che trasportano frutta, vengono affrontati per strada da bande di ragazzi universitari e di militanti di Alba Dorata, armati di spranghe di ferro e di cani feroci”.
E’ dal 2008 che Rodolfo segue i piccoli afghani, ma è soltanto da un anno a questa parte che raccoglie le storie di aggressioni e maltrattamenti. La crisi ha concimato il fascismo e incarognito molti giovani greci, regalando loro questo squallido sport, da praticare prudenzialmente soltanto se si è in maggioranza numerica. E dire che a questi giovanissimi, quasi tutti di etnia hazara, la Grecia dovrebbe spalancare le porte del sogno europeo, dopo un viaggio lunghissimo attraverso il Pakistan, l’Iran, i monti della Turchia e il mar Egeo. “Il ragazzino che più mi ha colpito – racconta ancora lo psicologo – era stato picchiato a sangue sugli occhi non in Grecia ma dai poliziotti iraniani, che lo avevano arrestato come clandestino. Mi è venuto vicino, ha chiamato il mediatore perché traducesse le sue parole e mi ha mostrato le cicatrici sulle sopracciglia con il distacco di chi sta raccontando un film. Si sentiva ormai morto, e voleva comunicare il suo ultimo desiderio agli aguzzini: chiamare mamma e papà”. Un ero miracolo che adesso sia libero. Ma è lastricata di miracoli la strada di questi ragazzi.
Da dicembre del 2011 ad oggi ben 660 ragazzini tra gli 11 e i 18 anni vi hanno trovato ricovero. L’età media è di 15 anni, la permanenza media nove giorni. Ventiquattro posti in ampi letti a castello, belle docce, mediatori culturali ad ascoltare i loro racconti e a comunicare i loro bisogni, i ragazzi della cooperativa sociale Civico Zero ad assisterli. Sono piccoli fantasmi perché misteriosamente come sono arrivati, allo stesso modo riprendono il viaggio. Generalmente in treno, per raggiungere i paesi del nord, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, dove l’assistenza si protrae anche oltre il diciottesimo anno di età e dove ritrovano colonie di compatrioti e avanguardie di parenti.
Il lato sconcertante lo racconta invece Rodolfo Mesaroli, psicologo e responsabile dell’unità di strada della coop Civico Zero: “Almeno tre-quattro su dieci raccontano di aver subito pestaggi e torture, e otto su dieci ne hanno sentito parlare. In Grecia, ad Atene come a Patrasso, dove tentano di imbarcarsi durante la notte, montando sui camion che trasportano frutta, vengono affrontati per strada da bande di ragazzi universitari e di militanti di Alba Dorata, armati di spranghe di ferro e di cani feroci”.
E’ dal 2008 che Rodolfo segue i piccoli afghani, ma è soltanto da un anno a questa parte che raccoglie le storie di aggressioni e maltrattamenti. La crisi ha concimato il fascismo e incarognito molti giovani greci, regalando loro questo squallido sport, da praticare prudenzialmente soltanto se si è in maggioranza numerica. E dire che a questi giovanissimi, quasi tutti di etnia hazara, la Grecia dovrebbe spalancare le porte del sogno europeo, dopo un viaggio lunghissimo attraverso il Pakistan, l’Iran, i monti della Turchia e il mar Egeo. “Il ragazzino che più mi ha colpito – racconta ancora lo psicologo – era stato picchiato a sangue sugli occhi non in Grecia ma dai poliziotti iraniani, che lo avevano arrestato come clandestino. Mi è venuto vicino, ha chiamato il mediatore perché traducesse le sue parole e mi ha mostrato le cicatrici sulle sopracciglia con il distacco di chi sta raccontando un film. Si sentiva ormai morto, e voleva comunicare il suo ultimo desiderio agli aguzzini: chiamare mamma e papà”. Un ero miracolo che adesso sia libero. Ma è lastricata di miracoli la strada di questi ragazzi.
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