Prime demolizioni al Casilino 900
Sant'Egidio abbandona il Comune
ROMA - Al via la demolizione del Casilino 900: alle dieci di mattina di martedì 19 gennaio, la prima baracca è stata abbattuta da una ruspa. Dopo il trasferimento di lunedì dei 120 rom da via Salone al campo di Castelnuovo di Porto, è partita l'operazione di esodo dal Casilino 900 a via Salone. Il campo nomadi, tra i più grandi insediamenti d'Europa, esistente da circa 40anni, comincia ad essere sgomberato.
Via i rom dal Casilino 900 |
TRASFERITE CINQUANTA PERSONE - «Questa è l'occasione per fare una vita migliore dopo 16 anni vissuti al Casilino 900, e per essere spostati in un campo più igienico e attrezzato dove abbiamo anche alcuni parenti che ci aspettano. Siamo contentissimi». Sono le parole di Hakija Husovic, portavoce delle famiglie che hanno lasciato il campo nomadi Casilino 900 di Roma, per essere trasferite nel campo autorizzato di via Di Salone.
Sono circa una cinquantina le persone salite sui pullman diretti al nuovo campo, su oltre seicento residenti del Casilino 900. Il portavoce del più grande campo nomadi d'Europa, Najo Adzovic, ha parlato di «una data storica per il Casilino 900, resa possibile dal dialogo stabilito con l'amministrazione comunale: abbiamo chiesto di poter vivere in abitazioni più dignitose, affinché i nostri figli possano vivere meglio, andare a scuola e avere un futuro sereno. Allo stesso tempo abbiamo dato garanzie di voler vivere nella legalità, prendendo le distanze da chi delinque e non vuole integrarsi».
LA PAURA - Non tutti gli abitanti del Casilino 900 sono però d'accordo con il progetto di trasferimento che porterà gradualmente, entro gli inizi di febbraio, alla chiusura del campo. Il problema principale è la difficile convivenza che potrebbe instaurarsi nei campi di destinazione tra nomadi di etnia diversa in maggioranza bosniaci, macedoni, kosovari e montenegrini. «Molti di noi - ha sottolineato Azovic - hanno paura di essere spostati in campi dove vivono centinaia di persone con culture diverse, e dove il sovraffollamento potrebbe scatenare, con i nuovi arrivi, una guerra tra poveri, trasformando il nostro sogno di vivere un po' meglio in un incubo». In questo senso il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, visitando stamane il campo ha rassicurato i nomadi sul fatto che «gli spostamenti saranno effettuati nel rispetto delle diverse identità ed etnie, e lavoreremo insieme alle comunità per trovare la sistemazione più giusta».
SANT'EGIDIO - La Comunità di Sant'Egidio in una nota «esprime seria preoccupazione per come si sta attuando il "piano nomadi" a Roma. In particolare il dissenso con i soggetti attuatori del Piano è dovuto ad alcune operazioni nel campo di Salone in cui sono state allontanate famiglie con bambini nati in Italia. Si tratta di persone che abitavano in un campo attrezzato, controllato con telecamere e sorveglianza 24h al giorno. Quindi non c'è nessun motivo reale di trasferimento al Centro di Accoglienza per richiedenti asilo (CARA), struttura pensata per accogliere profughi giunti in condizioni precarie in Italia. Queste famiglie rom potevano rimanere nel Campo e attendere l'esito della Commissione per la richiesta d'Asilo, continuando a vivere nella normalità e a mandare i loro figli a scuola. Bambini inseriti felicemente nelle strutture scolastiche di zona si vedono allontanati dalla propria casa e dalla scuola senza fondati motivi. La Comunità di Sant'Egidio è convinta che la vera integrazione passi per il rispetto dei bambini e la loro educazione. Si segnala inoltre che il trasferimento al CARA fa passare i Rom, che nel campo pagavano le utenze e il loro sostentamento, a totale carico dello Stato».
Una mamma con bimbi lascia il campo Casilino 900 (Lapresse) |
«BAMBINI NATI IN ITALIA» - Scrive ancora Sant'Egidio: «Dei 128 Rom di Salone che si vogliono inviare al CARA 74 sono bambini nati in Italia. Inoltre, al contrario di ciò che è stato affermato dal Prefetto, il trasferimento al Centro di Accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto non è avvenuto in accordo con i Rom, i quali sono stati minacciati di esecuzione forzata, tanto che hanno fatto ricorso ai loro avvocati. Oltre a ciò, è stato affermato dal sindaco che il trasferimento dei Rom di Salone "è la premessa per cominciare poi lo sgombero del Casilino 900". Temiamo che quello che sta accadendo in queste ore diventi un triste gioco dell'oca ai danni dei Rom: per dare condizioni di vita degne ad alcuni, si rende la vita impossibile ad altri. Inoltre l'assoluta non considerazione per lungo tempo di una serie di proposte sul Piano Nomadi fatte dalla Comunità e frutto di un'esperienza di più di trent'anni a fianco dei Rom della Capitale, fa mancare i presupposti di un dialogo con il Commissario straordinario per l'emergenza nomadi, prefetto Pecoraro, e il Comune di Roma che ne è il soggetto attuatore».
FUORI DAL TAVOLO - Per questi motivi «la Comunità di Sant'Egidio esce dal Tavolo Rom istituito dal Comune di Roma per discutere il piano Nomadi con le associazioni cattoliche. La Comunità di Sant'Egidio continuerà a dare il suo contributo all'integrazione dei Rom nella città di Roma, a partire dai bambini, disponibile come sempre a collaborare con chi, nel rispetto di ogni persona, vuole costruire una città umana per tutti».
Il sindaco Alemanno con uno dei rom trasferiti (Eidon) |
IL SINDACO ALEMANNO - Soddisfatto il sindaco: «Noi non stiamo trasferendo dei pacchi da un punto della città ad un altro: prendiamo, invece, l'impegno di accompagnare queste persone in un percorso di piena integrazione. Questa è una svolta per la città di Roma. Le persone che si muovono oggi hanno fatto una scelta di legalità e di lavoro. Questa è la base per l’integrazione e per raggiungere l’obiettivo di chiudere entro l'anno campi nomadi abusivi e tra qualche anno tutti gli altri. Tutti quelli che prenderanno questi pullman oggi - ha detto - hanno fatto una scelta di legalità e di lavoro, per questo dobbiamo offrire loro delle opportunità». Alemanno ha poi aggiunto: «Per fare ciò servono dei passaggi: il primo è cancellare le vergogne come i campi senza acqua, luce e pieni di rifiuti come era questo un anno e mezzo fa. Il secondo passo è stato quello di fornire un documento, il Dast, che riconosce identità e diritti nei campi autorizzati e lavorare con queste famiglie per trovare spazi di lavoro e condizioni di vita migliore. Vogliamo che tutti siano integrati e con una casa».
IL PREFETTO - In serata arrivano le precisazioni del prefetto Giuseppe Pecoraro, Commissario Delegato per l'emergenza nomadi nel Lazio: «In merito alle notizie diffuse dalle agenzie di stampa sull'attuazione del piano nomadi ed in particolare con riferimento ai recenti trasferimenti presso il Cara (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) si precisa quanto segue: il regolamento adottato nel febbraio 2009 dal Commissario Delegato per l'emergenza nomadi del Lazio, d'intesa con la Regione Lazio, la Provincia di Roma ed il Comune di Roma, prevede che presso i campi nomadi possano essere ammessi soltanto gli stranieri che hanno titolo a restare in Italia, ossia coloro che siano in possesso di regolare permesso di soggiorno, nelle varie tipologie previste dal Testo Unico sull'immigrazione; si è quindi proceduto a sottoporre i nomadi presenti ad accertamenti individuali circa il possesso dei requisiti previsti dalla legge o, in mancanza del titolo, a ricercare le condizioni che potessero consentire, previo esame della Commissione territoriale per l'asilo, il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari; coloro che sono risultati privi di documenti hanno presentato richiesta di asilo, ben sapendo che solo proponendo tale istanza avrebbero potuto usufruire di un titolo che consentisse loro di permanere nei campi autorizzati. È chiaro che chi presenta tale domanda non può continuare a permanere in un campo autorizzato come previsto dal regolamento e viene, quindi, trasferito presso l'apposito Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo ove viene assistito in attesa dell'esame della Commissione di cui sopra. È ovvio che anche i bambini sono stati lì condotti al fine di non separarli dai propri genitori. A proposito dei minori il Comune di Roma assicurerà il servizio di trasporto per non interrompere la scolarizzazione. In tempi brevi, dai 10 ai 15 giorni, la Commissione per l'asilo esaminerà la posizione dei nomadi che hanno proposto l'istanza. In ogni caso la sistemazione presso il Cara, pur transitoria, risulta senza dubbio dignitosa, assicurando ai presenti condizioni igienico-sanitarie e di soggiorno sicuramente migliori».
IL QUARTIERE - Il trasferimento dei nomadi del Casilino 900 rappresenta una «svolta storica» per Torre Spaccata. Questo il commento del presidente del Comitato di quartiere di Torre Spaccata Bruno Di Venuta. «Dopo 40 anni di promesse - aggiunge - incominciamo a vedere il realizzarsi di un sogno al quale oramai credevamo in pochi. Ci dicevano che per il trasferimento del Casilino 900 bisognava attendere la realizzazione del Parco di Centocelle, poi di 4 Grandi Aree per ospitare i nomadi, dopo invece ci dicevano che la soluzione migliore era la realizzazione di mini-insediamenti, poi sono arrivati i censimenti e le bonifiche; invece è bastato analizzare seriamente il problema e trovare una soluzione ideale per tutti: nomadi in campi attrezzati dove vivere in condizioni umane e cittadini non assillati dal degrado e dalla favela del Casilino 900. È la dimostrazione che negli anni passati, il problema non poteva o non doveva essere affrontato. Intanto per anni abbiamo respirato i fumi nocivi, causati dal rogo di materiale plastico-gommoso, provenienti dal Casilino 900; abbiamo respirato tanta diossina e a nulla sono valse le nostre richieste di aiuto». Il presidente del Comitato di quartiere sottolinea che «oggi viene posto il primo tassello della bonifica di tutta la nostra zona, speriamo che ciò si realizzi in tempi brevi perché non possiamo continuare a vivere in una situazione che ha creato e crea solo disagio e malessere nel nostro quartiere».
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