L'Istat sembra dire -dati provvisori- che gli stranieri residenti in Italia sono appena 3,8 milioni.
Il prof. Blangiardo ipotizza un esodo biblico a causa della contrazione
economica.
I conti, probabilmente, non tornano.
L'esodo di un milione di immigrati
Fonte: corriere.it
Che fine hanno fatto? «I conti non tornano, in effetti», osserva preoccupato
il professor Gian Carlo Blangiardo, demografo della Fondazione Ismu (Iniziative
e studi sulla multietnicità) e professore all’università Milano-Bicocca. Sul
suo tavolo i dati provvisori dell’ultimo censimento generale della
popolazione—ottobre 2011—secondo cui gli stranieri residenti in Italia
sarebbero 3 milioni e 800 mila. Un bel numero, sicuramente, anzi un vero e
proprio boom dell’immigrazione rispetto al dato del censimento 2001: un milione
e 300 mila persone. Già, ma il professor Blangiardo ha davanti agli occhi anche
la statistica del settembre 2011, appena un mese prima cioè della rilevazione
dell’ottobre scorso. Una ricerca intitolata «La popolazione straniera residente
in Italia », sempre dell’Istat, secondo cui però gli stranieri iscritti
all’anagrafe ammonterebbero a 4 milioni e 570 mila.
A cui poi andrebbero aggiunti i 397 mila regolari ma non residenti (fonte
Caritas/Migrantes), cioè quelli muniti solo di un visto per motivi di lavoro,
famiglia, studio. Totale: 4 milioni 968 mila. Rispetto ai 3milioni e 800 mila
appena censiti, dunque, nemanca più di un milione. Dove sono finiti? Che fine
hanno fatto? Il demografo dell’Ismu è cauto, i dati Istat sono ancora
provvisori, ma la sua impressione è che la maggior parte di questo milione che
manca all’appello se ne sia andata. Abbia lasciato cioè, anche solo
temporaneamente, il nostro Paese. Un esodo clamoroso, insomma. Il motivo? La
crisi economica, certo. Il crollo dell’offerta di lavoro e delle retribuzioni.
«Qualcuno, scaduto il permesso, decaduto il titolo di soggiorno, si sarà pure
nascosto, sarà diventato irregolare e quindi è chiaro che non si è fatto
beccare dal censimento — ragiona il professore —. Ma il vero problema è che è
fallito per moltissimi il progetto migratorio, non essendoci più condizioni di
lavoro adeguate, penso alla crisi dell’edilizia per esempio, così tanti romeni,
tanti albanesi, hanno preferito tornare indietro, rientrare in patria, pensando
“poi si vedrà”…». «Il nostro — continua Blangiardo— è un Paese di accoglienza,
gli episodi di razzismo sono davvero isolati, eppoi i matti nel mondo ci sono
ovunque, perciò non c’entra la xenofobia e non è neppure colpa di Monti se la
crisi economica morde in questo modo. È chiaro però che tutti questi “missing”
costituiscono un fenomeno allarmante». Stefano Solari, direttore scientifico
della Fondazione «Leone Moressa », istituto nato nel 2002 che sforna ogni anno
statistiche interessanti legate alla presenza degli stranieri in Italia,
condivide l’analisi cupa dello scienziato dell’Ismu: «Per fare un esempio —
dice Solari — i polacchi si sono resi conto ormai di guadagnare molto meglio in
patria che da noi. E anche tanti romeni, che avevano lasciato a casa le
famiglie ed erano venuti in Italia in cerca di lavoro, hanno concluso che visto
che qui c’è disoccupazione tanto vale fare marcia indietro e aspettare tempi
migliori.Molti nordafricani, invece, hanno proseguito la strada verso il nord: la Francia, la Germania. Così se
ne sono andati anche loro». Attenzione, però. «Il censimento 2011 si è svolto
un po’ al risparmio — osserva Solari — perciò non è detto che proprio tutti gli
stranieri siano stati raggiunti dai rilevatori dell’Istat…». «Non solo—nota
Paolo Ciani, della Comunità di Sant’Egidio — Vanno considerati anche alcuni
fattori specifici legati proprio all’immigrazione: per esempio, l’estrema
mobilità. Nel senso che se uno straniero non trova più lavoro in un posto,
logicamente se lo va a cercare altrove e dunque diventa difficile da
rintracciare. Nelle grandi città, poi, è diffuso il fenomeno degli affitti
irregolari, dei subaffitti, perciò alla fine inmolti preferiscono non farsi
censire…». La conferma diretta arriva da Bachcu, presidente dell’associazione
dei bengalesi a Roma «Dhuumcatu», con quasi 9mila iscritti: «Molti immigrati
non hanno partecipato volutamente al censimento — dice Bachcu— Lo hanno fatto
per paura, per evitare problemi con le Asl e i municipi di zona, perché spesso
vivono in 10-12 dentro una stessa casa, in «nero», senza contratti d’affitto
regolari. Però è anche vero che molti sono andati via: negli ultimi tre anni
per colpa della crisi molti capifamiglia, di Paesi africani, asiatici, hanno
rimandato a casa le mogli e i figli. Un terzo degli stranieri che manca
all’appello, secondo me, è costituito da donne». Marco Marcocci, stud i o s o d
i m i g r a n t banking, cui ha dedicato un libro e poi anche un sito
(www.migrantiebanche. it), dice che il fenomeno cominciò nel 2008 in America e ora si
sta riproducendo fedelmente da noi: «Non c’è più lavoro, la gente così torna a
casa, molti migranti che nel vecchio censimento del 2001 erano regolari ora son
diventati clandestini. Nel 2011 per la prima volta da noi il flusso delle
rimesse è calato, perché gli stranieri non riescono più a mettere i soldi da
parte per spedirli in patria. Addirittura, in America, dove la crisi è stata
davvero mortale, è successo che le famiglie del Messico, dell’Ecuador, del
Perù, si son viste costrette amandare loro dei soldi negli Usa per aiutare i
propri congiunti anziché il contrario. Ecco, almeno questo speriamo che in
Italia non succeda».
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