Regolarizzazione: esaminate soltanto 37 mila domande su 135 mila. Un terzo quelle rigettate.
Per la Uil la difficoltà maggiore è quella di dimostrare la permanenza in Italia prima del 2012.
Su
quasi 135 mila domande di regolarizzazione dei lavoratori stranieri
irregolari presentate, finora ne sono state esaminate solo 37 mila, di
cui 23.255 sono state approvate e 13.417 rigettate: è il magro bilancio
del “ravvedimento operoso” avviato nel luglio 2012, reso noto da
Giuseppe Casucci, coordinatore del Dipartimento politiche migratorie
della Uil, che ha partecipato ieri a una riunione presso il Ministero
per l’integrazione, nella quale è stato analizzato l’andamento della
procedura.
Attraverso la “finestra di emersione”, tra il 15 settembre ed il 15
ottobre scorsi, le imprese o le famiglie che avevano alle proprie
dipendenze lavoratori stranieri in condizioni di irregolarità, potevano
richiedere la regolarizzazione del dipendente, con la concessione – a
fine procedura – di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Tra
le difficoltà che hanno caratterizzato la regolarizzazione, Casucci
ricorda: gli alti costi da pagare (mille euro all’Inps, più sei mesi di
contributi arretrati, più le tasse), la prova documentale di essere
stati presenti in Italia fin da prima del 31 dicembre 2011, l’alto
reddito da dimostrare per chi faceva la richiesta e il rischio di
espulsione per l’immigrato, nel caso la procedura non si fosse conclusa
positivamente.
“A distanza di sei mesi dalla regolarizzazione – spiega il sindacalista –
i dati di bilancio forniti dal Viminale (alla data del 9 aprile 2013)
appaiono non certo entusiasmanti. Su 134.747 domande presentate, ne sono
state lavorate 82.190, così suddivise: 23.255 definite con la firma del
contratto di soggiorno e la richiesta di permesso; altri 10.817 già
convocati; 9.746 in fase di richiesta di integrazione documentale;
13.417 rigettate; 183 rinunce; 24.772 valutate positivamente e
calendarizzate per la convocazione in questura. Da un’analisi dei dati
del Viminale – continua Casucci – si è appurato che il 90% dei rigetti è
dovuto all’impossibilità per il migrante irregolare di esibire la prova
documentale di essere stato presente in Italia prima del 31 dicembre
2011. Dunque non irregolarità documentali o assenza del posto di lavoro,
ma solo una norma restrittiva imposta nella procedura”, per non parlare
degli alti costi della procedura e dei “lacci e lacciuoli” che hanno
contribuito a rendere meno efficace l’emersione.
aggiornamento manuale e quadro della normativa
-
Cari amici,
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8 anni fa
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