Roma, giovedì 30 maggio, ore 11
presso la Camera dei Deputati, Palazzo Marini, Sala Mercede, via della Mercede 55
Lunaria ti invita alla presentazione di
Costi disumani.
La spesa pubblica per il “contrasto dell’immigrazione irregolare”
Respingere, espellere, rimpatriare: è ciò che fanno i paesi europei nell’ambito di quelle che vengono definite in modo più raffinato “le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare”. Queste politiche hanno un costo sebbene in Italia siano in pochi a parlarne.
Dal 2005 al 2012 sono stati stanziati in Italia almeno un miliardo e seicento milioni di euro per finanziare le politiche di contrasto all’immigrazione irregolare: una spesa pubblica significativa, largamente inefficiente e, irrispettosa dei diritti umani fondamentali dei migranti.
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Costi disumani propone una ricognizione dei costi delle politiche del rifiuto funzionali a garantire il controllo dei mari e delle frontiere, la detenzione dei migranti nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) e lo sviluppo della cooperazione con i paesi terzi finalizzata al contrasto dell’immigrazione irregolare.
I dati e le informazioni raccolti fanno luce su una materia che, per la sua delicatezza, richiederebbe sicuramente una maggiore trasparenza e una più attenta valutazione sia da parte degli attori istituzionali sia da parte dell’opinione pubblica considerando i costi, elevatissimi, che l’attuale sistema di governo delle politiche migratorie comporta in termini di vite umane e di violazioni dei diritti umani fondamentali.
Stanziamenti pubblici significativi,
mancanza di trasparenza nell’utilizzo delle risorse, risultati limitati
rispetto a quelli auspicati ed esposizione dei migranti al rischio di
violazioni dei diritti umani: queste le conclusioni del dossier Costi disumani. La spesa pubblica per il “contrasto dell’immigrazione irregolare” presentato questa mattina da Lunaria.
Secondo l’associazione tra il 2005 e il 2012 sono almeno 1 miliardo e 668 milioni di euro
le risorse nazionali e comunitarie stanziate per il controllo delle
frontiere esterne, per lo sviluppo dei sistemi tecnologici finalizzati a
migliorare le attività di sorveglianza e di identificazione dei
migranti, per la realizzazione dei programmi di rimpatrio, per la
gestione dell’intero sistema dei centri di accoglienza degli immigrati
irregolari, per la cooperazione con i paesi terzi in materia di
contrasto dell’immigrazione irregolare.
331,8 milioni di euro per il controllo delle frontiere esterne; 111
milioni hanno finanziato l’acquisto di nuove tecnologie, sistemi di
identificazione e comunicazione nell’ambito del Pon Sicurezza per lo
Sviluppo del Mezzogiorno; 60,7
milioni di euro sono stati stanziati nell’ambito del Fondo Europeo per i
Rimpatri, oltre un miliardo di euro è stato impegnato per
l’allestimento, il funzionamento, la gestione e la manutenzione di CIE,
CPSA, CDA e CARA, 151 milioni di euro hanno finanziato progetti di
cooperazione con i paesi terzi in materia di immigrazione.
55 milioni di euro l’anno il costo
minimo stimato a regime per l’allestimento, la gestione, la
manutenzione, la sorveglianza dei Cie e l’esecuzione dei rimpatri dei
migranti in essi detenuti, se la capienza teorica rimanesse quella
attuale.
Un investimento pubblico significativo
nelle “politiche del rifiuto” che non riesce frenare l’immigrazione
“irregolare”, né potrebbe essere altrimenti.
Lunaria
chiede al Parlamento di monitorare in modo più stringente la spesa
pubblica in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare e
l’operato del Governo e di riformare la disciplina sull’ingresso, il
soggiorno e le espulsioni dei migranti. Il modo migliore
per “contrastare l’immigrazione irregolare” è quello di facilitare
l’ingresso e il soggiorno regolare dei migranti in Italia.
L’associazione auspica anche che si arrivi al più presto alla chiusura
dei Centri di Identificazione ed Espulsione. In attesa di una riforma
complessiva, viene chiesta l’attivazione immediata del Parlamento al
fine di ridurre il periodo di permanenza massimo nei centri e che siano
evitati quei bandi al ribasso per la gestione dei centri che determinano
un’ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei migranti nei
Cie e numerose violazioni dei diritti umani.
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