Dall'ammissione
all'inclusione: verso un approccio integrato?" curata dall'Organismo
Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale
degli stranieri del CNEL e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali
Presentati
i risultati di un percorso di approfondimento comparativo predisposto
dall’ONC-CNEL in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali – Direzione Generale dell’immigrazione e delle
politiche di integrazione e realizzato da FIERI (Forum Internazionale ed
Europeo di Ricerche sull’Immigrazione).
La ricerca si propone di offrire un quadro delle politiche recenti
di ammissione e di integrazione adottate dai principali Paesi europei di
immigrazione, per evidenziare le soluzioni concretamente adottate e le
sperimentazioni avviate.
La
ricerca presentata analizza sette casi nazionali particolarmente
significativi, ossia i cinque maggiori paesi dell’Unione europea, tanto
per popolazione complessiva quanto per presenza immigrata (Francia,
Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, che insieme ospitano più del 75%
degli stranieri residenti nella UE), a cui ne sono stati affiancati due
di dimensioni più ridotte, Paesi Bassi e Svezia, scelti in quanto teatro
recente di sviluppi politici caratteristici e particolarmente
rilevanti.
All’interno di questo campione di Stati, si sono seguite le tracce
di un processo di policy transfer che ha portato alla diffusione di
idee e strumenti nuovi per la selezione degli immigrati, operata al
momento dell'ingresso o in fasi successive, con l’obiettivo di
accrescere anticipatamente le loro chances di integrazione. La ricerca
si concentra, in modo particolare, sulle procedure di selezione
imperniate sulla dimensione civica e linguistica, o in senso lato
culturale, che, nel primo decennio del nuovo millennio, ha acquistato un
peso crescente anche sul piano normativo.
I risultati della ricerca: la varietà di declinazioni che il processo ha assunto nei diversi Paesi analizzati
La
ricerca ha evidenziato come da un analisi degli elementi
caratterizzanti le policies recenti nei sette Paesi studiati, emerge che
al di là di una certa convergenza su una combinazione di misure di
integrazione preingresso,(ovvero di condizioni di integrazione da
soddisfare all’atto della richiesta del visto), e postingresso,(che
riguardano invece specifici livelli di integrazione da raggiungere una
volta arrivati nel paese attraverso al frequenza di corsi di lingua e/o
cultura civica) permangano importanti differenze sotto diversi profili
chiave.
Dalla ricerca è emerso che è possibile classificare in quattro ideal-tipi le diverse policy di integrazione:
-
Integrazionismo statalista. Si ha quando la richiesta di assimilazione è
bassa o comunque limitata ad un solo tipo di misure (post- o
pre-ingresso), e di queste si fa carico interamente lo Stato. È questo
senza dubbio il caso della Svezia e per certi aspetti anche dell’Italia.
-
Assimilazionismo statalista. Si ha quando si ha una forte richiesta di
assimilazione, con misure sia pre che post-ingresso, ed un
coinvolgimento rilevante dello Stato nell’offerta dei corsi e nella
copertura dei relativi costi. Vi rientrano il caso della Francia e della
Germania
-
Assimilazionismo liberista. Combina alte richieste in termini di
integrazione a un totale disimpegno dello Stato nell’organizzazione dei
corsi e nella copertura dei relativi costi. È il caso dei Paesi Bassi, e
per molti aspetti anche della Gran Bretagna
-
Integrazionismo liberista, dove una bassa richiesta di assimilazione si
accompagna a una scarsa responsabilità statale. La Spagna, dove le
politiche di integrazione civica appaiono ancora in fieri, si colloca al
momento, almeno in parte in tale situazione in quanto la legislazione
prevede solo misure post-ingresso, in teoria rientranti tra le
competenze delle Comunità Autonome, ma solo Catalogna e Comunità
Valenzana hanno iniziato ad attrezzarsi al riguardo.
Presentando
i risultati della ricerca, nel corso del convegno cui ha partecipato
anche il Ministro Fornero, è stato evidenziato come non esistono per
governare la nuova fase dell’immigrazione in cui anche il nostro Paese è
ormai entrato, ricette precostituite ed importabili dall’estero, ma
ogni Paese, in base alle proprie peculiarità, deve trovare la sua
strada.
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