Quel maxi sbarco e le storie dei migranti la Vlora, ventuno anni dopo. Fonte: corriere.it
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Adesso quella nave se la ricordano tutti: piena fino all'inverosimile, carica di uomini, donne, bambini, ragazzi albanesi. Ma quell'8 agosto 1991, quando la «Vlora» entra nel porto di Bari, nessuno ha idea di cosa stia succedendo e meno che mai che quel giorno avrebbe certificato un passaggio storico per l'Italia, terra di emigranti. Eravamo diventati un Paese d'arrivo, non più di partenza. E questo ci avrebbe inevitabilmente cambiati.Ci ha pensato Daniele Vicari, il regista di Diaz-Don't Clean Up This Blood , a ricostruire quella vicenda nel documentario La nave dolce (dall'8 novembre nelle sale, distribuito da Microcinema). Dolce perché carica (anche) di zucchero. «Alcuni avvenimenti storici, apparentemente marginali, dettano il tempo di immensi cambiamenti: l'arrivo della nave è uno di questi. Quell'approdo impressionante è stato l'innesco di una rivoluzione socioculturale di proporzioni fino a oggi inimmaginabili. In Italia nel '91 c'erano poco più di 30 mila stranieri, oggi ce ne sono quasi 5 milioni».Vicari ha ritrovato alcune delle persone che erano sulla Vlora, come Kledi Kadiu, Eva Karafili, il comandante Halim Milaqi. E altri, come lo scrittore Mario Desiati, allora ragazzino, che a Bari assistettero a quell'esodo. Vicari, figlio e nipote di emigranti, non c'era, ma ne ha un ricordo netto che è andato a ripescare nel materiale d'archivio, compreso la conferenza stampa dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che attaccò con durezza il sindaco di Bari. «Mi ricordo l'emozione che ho provato quando, guardando i materiali di repertorio, a un certo punto gli operatori televisivi cominciano a stringere il campo. Da immagini totali si passa alle inquadrature su corpi e volti, restituendo umanità alla massa indistinta. Ho voluto fare lo stesso»
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