08/06/10

cinesi a torino

Torino: l’integrazione dei cinesi passa per le seconde generazioni. Indagine del Cesnur sulla comunità del capoluogo piemontese.
Laboriosi, produttivi ma di difficile integrazione. Il futuro passa dalla scuola.


Gli immigrati cinesi sono sempre più numerosi, sono laboriosi, produttivi ma difficili da integrare. Lo rileva una nuova ricerca che il Cesnur, Centro studi sulle nuove religioni, ha condotto con un gruppo di ricercatori dell’Università di Torino avvalendosi anche dell’elaborazione di numerosi dati statistici e della somministrazione di oltre duecento questionari di 77 domande, in lingua cinese e italiana, a cinesi residenti a Torino.

“Nel 1990 a Torino – spiega il sociologo Massimo Introvigne, direttore del Cesnur – c’erano 828 cinesi, oggi sono oltre quattromila. Il 48% sono donne e il 30% minorenni. Si tratta dunque di un’immigrazione di famiglie, non di singoli uomini che lavorano come nel caso dei marocchini o degli albanesi”.
Il 90% dei cinesi di Torino viene dalla stessa regione, lo Zhejiang, il 37% lavora nel settore della ristorazione, più del 20% nel commercio. In particolare, ben 543 cinesi su 4.000 sono titolari di attività commerciali.
Ciononostante, rileva Introvigne, l’integrazione non è facile: “la ricerca costruisce degli indici di 'cinesità' e di 'italianità' che rilevano come i cinesi a Torino si sentano molto più vicini alla Cina che in Italia. Leggono prevalentemente giornali cinesi, guardano la televisione cinese, frequentano?poco gli italiani. Il loro rapporto con l’economia e il commercio è culturalmente diverso da quello degli italiani, il che crea quasi automaticamente conflitto”.
Non tutto però è negativo. Secondo lo studioso “l’integrazione scolastica è avanzata”. I bambini cinesi sono alunni preparati, studiosi e bene educati e se è vero che molti hanno difficoltà linguistiche, queste sono superate più facilmente dai cinesi di seconda generazione, nati in Italia.
Infine, in tema di religione, la Introvigne evidenzia come “la maggior parte dei cinesi di Torino (58%) non si riconosce in nessuna religione organizzata; il 31% è buddhista e l’8% ha aderito a una religione cristiana o di origine cristiana”.
(Red.)

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