09/07/11

Consiglio d’Europa: l’immigrazione “necessità strutturale per l’Europa”

Emma Bonino e il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, hanno presentato alla Camera il rapporto dei “9 saggi” sull’immigrazione.L’invito a “imparare a beneficiare” della diversità.
Fonte: immigrazioneoggi.it 


L’immigrazione non solo come fenomeno da gestire ma anche come necessità per l’Europa che, da qui al 2050, soffrirà per la mancanza di 50 milioni di lavoratori.
È il messaggio contenuto nel rapporto del Consiglio d’Europa stilato da un gruppo di nove eminenti personalità, dal vicepresidente del Senato Emma Bonino all’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, dall’allora rappresentante della politica estera dell’Unione europea Javier Solana al commissario russo per i diritti umani Vladimir Lukin.

Parlando di questo fenomeno “strutturale”, la Bonino ha ricordato come, secondo il piano nazionale di riforme presentato a Bruxelles, la stessa Italia “per reagire al declino demografico, avrebbe bisogno di almeno 260mila immigrati all’anno per i prossimi 10 anni, praticamente 3 milioni di nuovi immigrati da qui al 2020”. Da qui, la necessità di una “politica paneuropea dell’immigrazione”, fermo restando il diritto/dovere degli Stati di governare il fenomeno, che assuma la diversità non con l’obiettivo dell’omologazione, ma come fenomeno dal quale beneficiarne, a patto che si rispettino le leggi in vigore. Per il vice presidente del Senato la situazione delle minoranze è “critica” – non solo per rom e immigrati, ma anche ebrei, musulmani, cristiani, gay e lesbiche – tuttavia la soluzione “non sta in nuove convenzioni” per la tutela dei diritti umani, quanto piuttosto “nell’applicazione, anche a livello locale, di quelle già esistenti”.
Parole confermate dal segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, che presentando il rapporto ai giornalisti, ha sottolineato come “l’Europa non debba semplicemente vivere con la diversità ma anche beneficiarne”. Jagland ha lanciato l’allarme per la condizione delle minoranze, in particolare i rom, ancora a rischio xenofobia, lasciati ai margini della società. Proprio per questo, l’organismo di Strasburgo ha finanziato un progetto per la formazione di un migliaio di mediatori che facciano da tramite e aiutino la popolazione rom a integrarsi.
Nel rapporto, i nove leader (Emma Bonino, Joschka Fischer, Timothy Garton Ash, Martin Hirsh, Danuta Hubner, Ayse Kadioglu, Sonja Licht, Vladimir Lukin e Javier Solana) esaminano i rischi a cui il continente andrà incontro se non riuscirà a integrare nel sistema sociale, economico e politico le comunità di immigrati e la sua minoranza più numerosa, quella dei Rom.
“Senza dubbio – si legge nel rapporto – sulla scena politica europea assistiamo a grandi cambiamenti ideologici e sociali”: la presenza di migliaia di persone virtualmente senza diritti, l’esistenza di società parallele, l’estremismo islamico. Questo stato di fatto – secondo i saggi – trova la sua spiegazione in un crescente sentimento di insicurezza degli europei e nell’aumento effettivo degli arrivi di immigrati. Ma molta della responsabilità per l’attuale livello di ostilità nei confronti di coloro che sono percepiti come diversi è da imputare ai media “visto che molti hanno giocato un ruolo attivo nel demonizzare immigrati e altre minoranze”. Altra causa, va ricercata nel fatto che sembrano esserci “pochi leader, politici, religiosi, della società civile, a livello nazionale o nelle istituzioni europee, in grado di ispirare fiducia attraverso una chiara visione del destino dell’Europa e una convincente strategia per perseguirlo”. Tra le misure concrete, che secondo i saggi devono essere prese immediatamente sia da tutti gli Stati membri che dalle istituzioni europee, viene indicata la necessità di elaborare una politica migratoria coerente e trasparente, in quanto la sua mancanza crea gravi problemi, che poi spesso ricadono sulle spalle delle comunità locali

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