“Diventare Laoban” - parola che in cinese designa l’imprenditore - è il quinto rapporto di ricerca realizzato congiuntamente dalla Camera di commercio di Torino e da FIERI - Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione, che verrà presentato domani a Torino Incontra. Il titolo racchiude in sé il tema di questa nuova edizione: quello dell’intraprendenza e della profonda relazione che lega progetti imprenditoriali e migratori della comunità cinese che vive e lavora in provincia di Torino.
Come sottolineato da Guido Bolatto, Segretario Generale della Camera di commercio di Torino: “Dopo l’approfondimento sui mercati rionali, quest’anno osserviamo il fenomeno dell’immigrazione cinese, che si contraddistingue per un’altissima propensione all’imprenditorialità, al diventare “laoban”. In provincia di Torino sono circa un migliaio le imprese individuali cinesi, attive soprattutto nel tessile, nel commercio e nella ristorazione, con fatturati superiori a quelli delle altre comunità straniere”.
“Per la prima volta, a Torino – rileva Ferruccio Pastore, Direttore di FIERI – si rivolge specifica attenzione a questa importante galassia imprenditoriale. Delle imprese cinesi si parla molto, ma si sa in fondo poco; questa ricerca ci consente di andare al di là di una serie di stereotipi. Il nostro auspicio è che il seme della ricerca possa dare frutti concreti e che sulle basi di una migliore conoscenza reciproca si possa sviluppare una più fruttuosa collaborazione, anche sul piano imprenditoriale, tra collettività cinese e società locale”.
Diventare laoban: migrare per intraprendere
Diventare “laoban”, come recita il titolo della ricerca, sta a indicare come la scelta migratoria dei cinesi si fondi fortemente sull’ambizione di intraprendere un percorso lavorativo autonomo, concepito comemezzo di un’ascesa sociale e personale, che passa attraverso il successo economico e l’affermazione imprenditoriale. La quasi totalità dei migranti cinesi presenti in Piemonte e a Torino proviene dall’area di Wenzhou, nella provincia dello Zhejiang. Questa zona è stata fin dagli anni Ottanta l’epicentro di un rapidissimo sviluppo economico basato proprio sull’imprenditoria a base famigliare. Il modello di promozione sociale basato sulla piccola impresa, che ha costituito il motore della crescita economica in madrepatria, ha sicuramente inciso e ancora incide sul forte orientamento al lavoro autonomo presso i cinesi in emigrazione.
Imprenditoria cinese: tratti peculiari o paradigmatici?
1. Auto-regolazione dei flussi
Il primo elemento di peculiarità è il carattere auto-regolativo dei flussi cinesi verso l’Europa e l’Italia. Secondo un recente rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL, 2010), la collettività cinese è tra quelle in cui processi di inserimento occupazionale sono più rapidi; essa infatti mostra tassi di occupazione superiori al 60% già a meno di tre anni dall’ingresso in Italia. In via di ipotesi, questa performance comparativamente buona si può spiegare, almeno in parte, con la stretta connessione tra catene migratorie e reti che presiedono all’inserimento lavorativo. La migrazione cinese, infatti, si alimenta e produce nuove partenze soprattutto nella misura in cui è in grado di sostenere questi arrivi, secondo una logica che si basa sulla disponibilità delle reti familiari allargate a finanziare la migrazione e garantire l’integrazione economica a destinazioneattraverso l’impiego dipendente presso attività di connazionali.
2. Il ruolo della famiglia
Appare centrale sia nel progetto migratorio, sia in quello imprenditoriale. È dentro la famiglia che si concerta e si finanzia la partenza e si attivano i legami con i membri o conoscenti all’estero, deputati alla prima ospitalità in Europa e all’inserimento lavorativo dei nuovi arrivati. Ma è sempre presso e grazie a questi network che si accede a una formazione on the job e si ottengono poi successivamente iprestiti necessari al salto imprenditoriale, obiettivo ideale di un percorso di successo e meta ultima (quella di “diventare laoban”, appunto) dello stesso progetto migratorio. Ed è ancora soprattutto nel bacino delle proprie reti che si reclutano i collaboratori e i dipendenti per la propria impresa. La fedeltà e il lavoro incondizionato di questi ultimi è garantito proprio dai legami di fratellanza e dalle relazioni incentrate sul guanxi (la reciprocità intra-comunitaria basata su rapporti di fiducia).
3. Transnazionalismo
Il legame primario e di riferimento delle reti dei cinesi all’estero è ovviamente con la madrepatria, con la quale vi è un forte incentivo a mantenere relazioni sociali e culturali ed economiche. Dalla ricerca emerge anche come il transnazionalismo della diaspora cinese abbia – dal punto di vista relazionale e spaziale - una fisionomia complessa. Esso non si fonda semplicemente su un sistema di relazioni dirette con la madrepatria, ma su un sistema di relazioni multilaterali, che collegano ciascuna collettività emigrata con la madrepatria e contemporaneamente anche con altri poli di insediamento della diaspora cinese, principalmente collocati in altri paesi europei o in Nord America. Queste reti transnazionali complesse, fondate soprattutto su network famigliari e comunitari estesi su più paesi, veicolano relazioni di natura sociale e culturale, ma si concretizzano anche in azioni di sostegno economico e finanziario. Il finanziamento delle imprese in Italia può così essere sponsorizzato da parenti e connazionali emigrati in altri paesi europei, sia in forma diretta, attraverso prestiti finalizzati all’apertura di imprese, sia attraverso le cerimonie famigliari (in primis i matrimoni), che mobilitano ingenti capitali in una logica di reciprocità.
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