Appello per l’apertura di un canale umanitario fino all’Europa per il diritto d’asilo europeo
Ai Ministri della Repubblica, ai presidenti delle Camere, alle istituzioni europee, alle organizzazioni internazionali
A
cadenza ormai quotidiana la cronaca racconta la tragedia che continua a
consumarsi nel mezzo del confine blu: il Mar Mediterraneo.
Proprio in queste ore arriva la notizia di centinaia di cadaveri
raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua dopo
l’incendio scoppiato a bordo di un barcone diretto verso l’Europa.
Si tratta di richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e
persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di
questi decenni:
oltre 20.000.
Lo spettacolo della
frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di
queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che
ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare
a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di
una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora
per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche.
Perché
l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del
continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri
di detenzione, pattugliare e respingere,
ha invece il dovere, a
fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge
dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino
Si
tratta invece oggi di mettere al centro i diritti. Di mettere al bando
la legge Bossi-Fini e aprire invece, a livello europeo,
un
canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo
alle istituzioni europee senza doversi imbarcare alimentando il traffico
di essere umani e il bollettino dei naufragi.