05/10/10

le nuove schiavitù

Save the children (a cura di)
agosto 2010
 
Si allarga il bacino dei minori stranieri sfruttati. Sono nigeriane e provenienti dall'Europa dell'Est le giovani ragazze vittime di tratta mentre sono soprattutto afgani, egiziani e bengalesi i ragazzi costretti a lavorare in nero o allo spaccio. Tutto questo per ripagare i debiti contratti con i trafficanti per raggiungere l'Italia. Lo riferisce Save the children nel dossier "Le nuove schiavitù" pubblicato lo scorso 23 agosto.


Tra il 2000 e il 2008 risultano 986 i minori stranieri vittime di tratta e di grave sfruttamento inseriti in programmi di protezione. Attualmente, riferisce il direttore di Save the children Valerio Neri, i minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro paese sono 4.466, un bacino di potenziali vittime molto ampio. Sono infatti molti i giovani che arrivano in Italia e scappano dalle comunità di accoglienza tornando a vivere in strada in condizione di semiclandestinità o quelli che non entrano in contatto con i servizi di assistenza e rimangono esposti a molti rischi. L'obiettivo delle fughe è la ricerca di un lavoro anche illegale per ripagare il debito contratto dalle loro famiglie con i trafficanti per raggiungere l'Italia.

Dal dossier emerge che sono nigeriane e rumene le vittime di tratta e sfruttamento sessuale e hanno un'età compresa tra i 15 e i 18 anni. Mentre sono soprattutto senegalesi i giovani ragazzi coinvolti nelle attività di spaccio. Alcune informazioni più dettagliate si hanno sugli egiziani: solitamente le loro famiglie contraggono un debito tra i 4.700 e i 5.500 euro con gli smugglers ma spesso non sono in grado di pagarlo. I giovani si trovano dunque costretti ad accettare qualsiasi occupazione poiché il mancato pagamento può comportare un'azione penale o nei casi più gravi la detenzione dei genitori debitori.

"Se vogliamo aiutare veramente le vittime di tratta e sfruttamento - spiega Valerio Neri - bisogna garantire un'adeguata presenza di unità di strada che le aggancino e che, guadagnando la loro fiducia, possano offrire una prima assistenza e orientamento". "E' fondamentale - prosegue - che gli operatori, le forze dell'ordine, i magistrati e tutti coloro che a vario titolo e in vari momenti - in frontiera, nei porti, sulle strade delle nostre città, nei mercati, nelle campagne - entrano in contatto con le potenziali vittime, abbiano le competenze e un'adeguata formazione per identificarle e conseguentemente inserirle in progetti di protezione".

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