09/10/10

Marcia indré

from Andrea Sarubbi

Credo che la storia l’abbiate letta, e se non l’avete letta vi prego di farlo. È la storia dei rom a Milano, che vi riassumo brevemente: il ministro dell’Interno aveva fatto un piano per l’emergenza, firmato con le associazioni di volontariato, che prevedeva lo sgombero di due campi in cambio di un aiuto a trovare casa e lavoro. Poi si è ricordato di essere un dirigente leghista in campagna elettorale, perché a Milano si vota in primavera, e con l’aiuto del Comune (Pdl, in campagna elettorale pure loro) si è rimangiato tutto. A quel punto, la Chiesa – che si occupa in prima linea di quei due campi, attraverso la Caritas ambrosiana e la Casa della carità – si è, come dire, alterata: tanto da uscire, proprio in queste ore, con un durissimo comunicato del cardinale Tettamanzi.
Qualcosa di simile, nel metodo, era successa a Roma alcuni mesi fa: il Comune aveva chiesto alle associazioni di avanzare proposte concrete, dopodiché – senza neppure prenderle in considerazione – aveva preferito mettere la polvere sotto il tappeto, sgomberando Casilino 900 e spostando tutti i suoi abitanti in altri campi nomadi già esistenti. La Comunità di Sant’Egidio, per protesta, abbandonò il Tavolo di confronto e da allora non ci è più rientrata.
A Milano, inizialmente, si pensava che le cose sarebbero andate meglio; tanto che a maggio, in Prefettura, le associazioni avevano firmato il Piano Maroni da 13 milioni di euro, divisi in più progetti: per alcune famiglie il rimpatrio volontario con l’aiuto in Romania, per altre un sostegno all’affitto, per altre ancora una casa popolare (le associazioni la ristrutturano, le istituzioni rimborsano le spese) e così via. Una via d’uscita piuttosto dignitosa, insomma, con il gravissimo difetto di essere impopolare: tanto che, a cinque mesi dalle elezioni, il Centrodestra ci ha ripensato. In Consiglio comunale è successo di tutto, poi è prevalsa nella maggioranza l’idea che sarebbe stato meglio “non contarsi”, perché in vista delle elezioni non puoi permetterti il lusso della filosofia: tutti contro gli accordi, dunque, nonostante fossero stati già firmati e nonostante parecchi soldi fossero stati già spesi dalle associazioni. Da allora, Pdl e Lega fanno a gara nello spararle grosse: tanto che ieri, quando il cardinale Tettamanzi ha fatto uscire un comunicato ufficiale sulla vicenda, il vicesindaco De Corato gli ha risposto invitando la diocesi “a ospitare i rom nelle sue vaste proprietà edilizie”. Ci sono due retroscena, in questa vicenda, che forse non dovrei raccontare ma che mi pare rendano bene l’idea del clima in cui si sta svolgendo il tutto. Il primo è che, anche tra le associazioni cattoliche impegnate nel settore, si è cercato di scoraggiare un’uscita pubblica del cardinale Tettamanzi, per non metterlo in difficoltà con le istituzioni; l’arcivescovo, però, ha deciso di testa sua e secondo me ha fatto bene, anche a costo di spaccare tutto (quel passaggio del comunicato sulle “conseguenze legali ed economiche” del mancato rispetto degli accordi fa pensare ad uno scontro in Tribunale fra la Chiesa ed il Comune, e sarebbe una roba senza precedenti). Il secondo retroscena è che, per le vie brevi, dal ministero dell’Interno sarebbero arrivate alcune rassicurazioni: qualcosa del tipo “Ma no, non vi preoccupate: le case le daremo, come promesso, solo che è tutto rimandato alla fine della campagna elettorale”. Il che, personalmente, mi indigna ancora di più.

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