Egitto in fiamme
Fonte: corriere.it
L'Egitto è in fiamme e il suo destino è ormai appeso alle scelte che faranno i militari nelle prossime ore. Venerdì è stata la giornata più violenta da quando è esplosa la rivolta lo scorso 25 gennaio: fino a notte scontri di piazza drammatici nelle principali città del paese, dove il coprifuoco annunciato dalle autorità non ha frenato la rabbia della folla. Il bilancio finale è stato di cinque morti e oltre mille feriti. Lo ha annunciato una fonte medica citata dalla tv satellitare «al-Arabiya». Tra le vittime un ragazzo 14enne ucciso a Port Said. La rivolta si è estesa dal Cairo alle altre città del paese. Secondo la Cnn sarebbero almeno quattrocento gli arresti, ma altre fonti parlano di oltre 600. È andata a fuoco anche la sede del Partito Nazionale democratico di Hosni Mubarak. Lo hanno mostrato le immagini in diretta della televisione satellitare Al Jazeera. La compagnia area di bandiera egiziana, EgyptAir, ha annunciato di aver sospeso tutti i suoi voli per le prossime 12 ore mentre l'esercito ha messo in sicurezza il Museo Egizio. Imprenditori e «personalità influenti» vicine al regime egiziano hanno lasciato in nottata il Paese con aerei privati. Lo ha riferito Al Jazeera, citando il suo corrispondente dall'aeroporto del Cairo.
IGNORATO COPRIFUOCO, PIAZZA AL TAHRIR NELLA MANI DELLA FOLLA - Il coprifuoco proclamato dalle autorità egiziane in tutte le città interessate dalle proteste antigovernative, è stato totalmente ignorato. Le autorità di sicurezza avevano ordinato di lasciare le strade dalle 18 (le 17 in Italia) alle 7 di sabato mattina, ma al Cairo i manifestanti hanno sfidato la polizia, nonostante i 10 tank presenti nel centro città, continuando a marciare sul ponte Qasr al-Nil e arrivando fino alla centralissima Piazza al-Tahrir. Sul ponte gli agenti sono stati sopraffatti dalla folla, che ha anche tentato di ribaltare e lanciare nel fiume alcuni mezzi schierati per bloccare il corteo. La polizia si è infine ritirata dalle vie del centro e la piazza è rimasta a lungo sotto il controllo dei manifestanti, mentre l'esercito era entrato in città con mezzi blindati. Gruppi di manifestanti hanno poi tentato l'assalto alla tv di stato nella capitale ma sono stati poi dispersi dai militari. Anche ad Alessandria e a Suez le vie sono rimaste piene di manifestanti fino a notte. Sempre l'emittente di stato ha precisato che l'esercito ha aiutato la polizia nella repressione delle manifestazioni. Era atteso in tv un discorso del presidente egiziano Mubarak che invece non c'è stato. Gli oppositori del presidente lo avevano denominato il Venerdì della Rabbia e i fatti hanno confermato che non si trattava soltanto di uno slogan: in tutto l'Egitto, la rabbia popolare è esplosa davvero, ancora più di quanto non fosse avvenuto nei giorni precedenti. E, come previsto e annunciato, è dilagata subito dopo le tradizionali preghiere del riposo settimanale islamico.
CASA BIANCA: «RIVEDREMO GLI AIUTI» - In tarda serata è intervenuta anche la Casa Bianca che ha detto che il malcontento in Egitto «ha raggiunto un punto di ebollizione». Gli Stati Uniti rivedranno la loro politica di aiuti nei confronti dell'Egitto «sulla base degli eventi che avranno luogo nei prossimi giorni» ha precisato il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs. I dati ufficiali del Dipartimento di Stato fissano a 1,3 miliardi di dollari l'anno i finanziamenti militari americani. E si parla solo di aiuto militare: nel campo dell'assistenza civile l'Agenzia "Usaid" dal 1975 ad oggi ha erogato in aiuti di vario tipo ben 28 miliardi di dollari, sempre secondo fonti ufficiali. In precedenza si era fatto sentire anche il segretario di stato Hillary Clinton: il popolo egiziano ha «il diritto di vivere in una società democratica che rispetta i diritti umani di base». «Siamo profondamente preoccupati per l'uso della violenza da parte della polizia e delle forze di sicurezza egiziane contro i manifestanti ed esortiamo il governo egiziano a fare tutto quanto è in suo potere per controllare le forze di sicurezza». Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon ha chiesto alle autorità dell'Egitto di «rispettare la libertà di espressione ed associazione». Successivamente è intervenuta anche la Casa Bianca che ha detto che la situazione in Egitto deve essere risolta attraverso «concrete riforme». Il portavoce Robert Gibbs ha detto che gli Stati Uniti rivedranno la loro politica di aiuti nei confronti dell'Egitto «sulla base degli eventi che avranno luogo nei prossimi giorni».
OSCURAMENTO DEL WEB - Internet è risultato inaccessibile in tutto l'Egitto. Il governo sembra aver bloccato la principale arma degli attivisti. I social network sono stati infatti fondamentali per l'organizzazione delle proteste cresciute in questi giorni . Bloccato anche il servizio di sms fra cellulari. La conferma arriva anche da Vodafone. L'operatore inglese ha fatto sapere che il governo egiziano ha chiesto all'azienda di sospendere la copertura in alcune aree del Paese. E Vodafone ha eseguito la richiesta spiegando che le autorità egiziane chiariranno la situazione a tempo debito.
aggiornamento manuale e quadro della normativa
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Cari amici,
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8 anni fa
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