01/05/11

il lavoro sporco: videoreportage




IL LAVORO SPORCO - IL VIDEOREPORTAGE
«Operaio a nero per un giorno:  50 euro e nessun diritto»
Sulla strada aspettando il caporale che ti fa lavorare. Tra abusi, ingiustizie e morti invisibili
Il «lavoro sporco»
di A.Crispino

ROMA - Sono le 5 del mattino, sulla statale a ridosso della Magliana, periferia sud di Roma. Vicino a un viadotto, si distinguono delle sagome sul ciglio della strada: vanno avanti e indietro tra le auto che sfrecciano. Saranno una cinquantina, da lontano sembrano prostitute. In realtà sono uomini: lavoratori, operai. Tutti in cerca di un lavoro. «In nero, ovviamente».
Moldavi, ucraini, rumeni, polacchi in attesa del caporale che di lì a poco li assolderà in qualche cantiere, «in nero ovviamente». Costano la metà e lavorano quasi il doppio rispetto a un operaio regolare. Un manovale in nero prende 40 euro per dieci ore di lavoro; si sale fino a un massimo di 70 euro per quelli con più esperienza. Vuol dire che devono saper fare di tutto: muratura, pittura, intonaco, massetti, pavimenti, idraulica etc. Nessuno può discutere o contrattare il salario. Se ti sta bene sali in macchina, altrimenti resti in strada ad aspettare la prossima opportunità, se ci sarà. Perché le strade della capitale sono sempre più piene di lavoratori che si offrono senza condizioni.

Con una telecamera nascosta abbiamo filmato quello che succede quotidianamente sulle strade provando a fotografare la paura, la rassegnazione e l’indignazione di chi non ha altra scelta per vivere. Ma anche la spudorata arroganza con la quale i caporali abusano di queste persone. Per un giorno ci siamo trasformati in uno di loro: siamo diventati operai in nero. "Invisibili" ma parte integrante di quella terribile piaga del lavoro senza diritti che affligge l'Italia.

Dopo alcune ore in piedi e sotto al sole si ferma una macchina. Il socio di un’impresa locale ci ingaggia per il rifacimento della rete fognaria di una residenza sanitaria. Il prezzo per la giornata è 50 euro. Appena arrivati prendiamo ordini a ripetizione e iniziamo a fare quello che qui chiamano il «lavoro sporco». Inutile parlare di sicurezza sul lavoro. Se chiedi un paio di guanti o un casco ti ridono in faccia: «Qui si lavora così … lavora piano piano». Un altro operaio spiega che se ci facciamo male o sbagliamo a fare qualcosa è meglio che ce ne andiamo subito perché il capocantiere nemmeno ci pagherà. Ma l’infortunio è il minimo che può capitare. In casi peggiori nessuno dovrà mai sapere come e cosa è successo. Insomma, dei fantasmi. Inesistenti anche per le statistiche che non li contemplano neppure alla voce «morti sul lavoro». Tragica realtà quotidiana nell'Italia che produce e lavora senza regole e diritti.
Antonio Crispino

Nessun commento:

Posta un commento