23/09/11

200 lavoratori stranieri in agricoltura

Crescono gli immigrati in agricoltura: nel 2010 erano 197 mila addetti, un quinto del totale.

Fonte: immigrazioneoggi.it


Per la Confederazione italiana agricoltori sono una “risorsa ancora poco valorizzata”.


Quadruplicati in quindici anni gli immigrati impiegati in agricoltura, passati da 52 mila unità del 1995 alle 197 mila del 2010, tanto da rappresentare un quinto degli addetti del settore.

Sono i dati diffusi ieri dalla Confederazione italiana agricoltori che ha diffuso una fotografia dell’occupazione di stranieri nel comparto.


Poco più della metà dei lavoratori immigrati in agricoltura (53,8 per cento) è impiegato nella raccolta della frutta e nella vendemmia; un terzo (29,9%) nella preparazione e raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco; il 10,6 nelle attività di allevamento; il 3,2 al florovivaismo e il restante 3,5 per cento in altre attività come l'agriturismo o la vendita dei prodotti. Per tunisini, indiani, marocchini, albanesi e pachistani il lavoro nei campi è ancora soprattutto al Nord Italia in particolare in Trentino (27 per cento), Emilia Romagna (12,7) e Veneto (10). Percentuali elevate si registrano comunque anche nel Sud, prima di tutto in Campania (10 per cento), Puglia (9) e Calabria (7,5).

Ma il dato forse più rilevante, che rende chiaro l'altissimo livello di qualificazione e di specializzazione raggiunto dagli immigrati nei comparti delle colture arboree e ortive – sottolinea la Cia – è la costante crescita del numero di imprese agricole a titolarità extra-comunitaria: oggi sono circa 7 mila, in pratica l'1,5 per cento del totale delle aziende del settore.

Lo studio della Cia parla anche di immigrazione come “risorsa non pienamente valorizzata” per un sistema legislativo e amministrativo che rende farraginoso il processo di inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro. Secondo l’ente datoriale, nel 2010 su 103.473 domande di nulla osta presentate allo Sportello unico per l'immigrazione, i nulla osta rilasciati sono stati soltanto 32.355. L'enorme divario tra domanda presentate e domande evase, secondo la Cia è in gran parte addebitabile all'eccessiva lunghezza del procedimento amministrativo (dai 4 agli 8 mesi) che, molto di frequente, fa decadere l'interesse dell'azienda, oggettivamente impossibilitata a effettuare l'assunzione nel periodo stagionale necessario.

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