10/09/11

Kate Omoregbe



Concesso l’asilo politico alla giovane nigeriana che rischiava la lapidazione. Tre giorni per esaminare la pratica.
Frattini e Carfagna: “una bellissima pagina al grande libro della lotta per i diritti umani”. Il Garante dei detenuti: la vicenda dimostra i problemi per la tutela internazionale degli stranieri detenuti.
Fonte: immigrazioneoggi.it

“Oggi, tutti insieme, aggiungiamo una bellissima pagina al grande libro della lotta per i diritti umani che il nostro Paese sta portando avanti”. Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, hanno salutato nella serata di ieri la notizia del riconoscimento dell'asilo politico alla giovane nigeriana Kate Omoregbe.

La ragazza, dopo aver scontato una condanna per spaccio di droga, aveva presentato richiesta di asilo perché temeva di essere lapidata in patria perché, dopo essersi convertita alla religione cattolica, aveva rifiutato di sposare un uomo più anziano di lei impostole dai suoi genitori.
Dopo la scarcerazione da Castrovillari, Kate era stata trasferita al Cie di Ponte Galeria a Roma, in vista dell’esame della domanda.
Il leader del Movimento diritti civili, Franco Corbelli, promotore della campagna umanitaria per salvare la ragazza, ha reso noto, in una breve nota, di aver parlato con lei al momento dell’uscita dal Cie. “Kate – ha annunciato Corbelli – mi ha comunicato la notizia della concessione dell’asilo politico. Era felicissima. Mi ha ringraziato piangendo. Ieri era invece presa dallo sconforto, subito dopo il suo arrivo al Cie di Roma. Era triste e piangeva, poco fa mi ha manifestato tutta la sua felicità. Non pensava che l’asilo sarebbe arrivato così presto. Era pronta ad andare in una struttura religiosa sino al 19 ottobre, data che era sta fissata per l’udienza al Tribunale di sorveglianza di Roma per giudicare sulla sua richiesta di asilo politico in Italia. Sono felicissimo”.
Anche i ministri Frattini e Carfagna plaudono ai tempi velocissimi del riconoscimento che “non soltanto salva la vita ad una donna, ma dimostra che l’Italia non smetterà mai di lottare per la libertà di tutti e la tutela delle persone”.
Il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ha ricordato che “la felice conclusione di questa vicenda non può farci dimenticare che esiste un problema che riguarda la tutela internazionale degli stranieri detenuti. Un problema che affligge il mondo del carcere: gli stranieri condannati scontano la pena e poi vengono trasferiti nei Cie dove chiedono protezione. L’ingresso in carcere impedisce il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno per protezione internazionale. È il caso di quegli stranieri che, una volta entrati in carcere, non possono chiedere né rinnovare le domande di protezione internazionale. Il problema è soprattutto burocratico, di assenza di strumenti e risorse idonee a creare un iter ad hoc per questo tipo di interventi. Così dopo anni di detenzione lo straniero viene liberato dal carcere e trasferito nei Cie per l’espulsione e, solo a quel punto, può chiedere protezione. Un meccanismo che rivela le inefficienze di un sistema che dovrebbe mettersi in moto fin dalla detenzione. Non si capisce perché occorra attendere che venga trasferito nel Cie per chiedere il riconoscimento della protezione internazionale”.

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