27/11/10

"8 mila dollari per proseguire il viaggio"

Sono tenuti in catene nel deserto. La denuncia è di "Habeshia Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione". Erano partiti da Tripoli, in Libia, per andare in Israele pagando i 2 mila dollari pattuiti. In Egitto però i trafficanti che li accompagnano pretendono 6 mila dollari in più. Richiesto l'intervento dell' UNHCR

Profughi eritrei sequestrati in Egitto "8 mila dollari per proseguire il viaggio"
SINAI (Egitto, confine con Israele) - Da oltre un mese 80 profughi eritrei sono sequestrati al confine tra Egitto e Israele dai trafficanti di esseri umani che pretendono 8 mila dollari per la loro liberazione. E' la denuncia dell'associazione "Habeshia-Agenzia 1 per lo sviluppo e la cooperazione", rilanciata e diffusa dall'organizzazione "EveryOne 2". "Il gruppo di immigrati, tra i quali molte donne - riferisce l'agenzia - è segregato e tenuto in condizioni inumane con catene ai piedi e senza acqua in alcune case nel deserto del Sinai".

Il racconto dei profughi. Raccontato di essere partiti da Tripoli, in Libia, per andare in Israele, pagando i due mila dollari inizialmente pattuiti. Ma al loro arrivo i trafficanti hanno tradito gli accordi esigendone 8 mila. Dal momento che nessuno di loro dispone più di denaro, i sequestratori hanno intimato loro di prendere contatti con i familiari per farsi inviare i soldi. Uno dei profughi ha così potuto chiamare l'agenzia Habeshia per raccontare la loro odissea. "Questa modalità di ricatto è diventata nel tempo redditizia per i trafficanti che sfruttano la disperazione dei profughi", spiega EveryOne in una nota, "questa situazione è anche frutto della chiusura delle frontiere dell'Europa con accordi bilaterali che non hanno offerto alternative ai richiedenti asilo politico provenienti dal
Corno D'Africa, ora costretti sempre più ad affidarsi ai trafficanti".

Il richiamo all'Alto Commissariato ONU. Per questo l'organizzazione chiede l'intervento dell'Alto Commissario Onu per i Rifugiati (Unhcr 3), dell'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, del Parlamento europeo, della Commissione Ue, del Consiglio d'Europa e dei Paesi dell'Unione, nonché la piena collaborazione del Governo egiziano. "E' fondamentale", concludono i co-presidenti di EveryOne Malini, Pegoraro e Picciau, "che il governo della Repubblica araba dell'Egitto liberi queste persone senza mettere in pericolo le loro vite".

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