25/11/11

Ministero Riccardi: cittadinanza ai figli di immigrati

Il ministro Riccardi: "Un dovere la cittadinanza ai figli di immigrati"
Fonte: La Stampa

Il ministro Riccardi a Villa Literno sulla tomba di Jerry Masslo
La prima uscita del titolare dell'Integrazione sulla tomba del rifugiato ucciso nel 1989


Lo dice alla fine dell'assemblea, Andrea Riccardi, il neo ministro dell’Integrazione e della cooperazione internazionale: «Non ho la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi. Come uomo, come amico mi dispiace non poter fare il possibile e l’impossibile. Ma è dovere di un ministro ascoltare. Ascoltare gli immigrati e gli italiani e costruire insieme un percorso di integrazione». È realista, Riccardi. Non promette la luna, si richiama ripetutamente al presidente della Repubblica Napolitano, parla di cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, «come atto dovuto e di grande responsabilità per il futuro del Paese».



In mattinata, a Napoli, intervenendo all’Università, aveva detto: «I giovani figli di stranieri sono cresciuti immersi nella cultura italiana, la nostra tradizione è ius culturae, non solo ius sanguinis o ius soli». E nel cimitero di Villa Literno, dove ha appena deposto una corona di fiori sulla tomba di Jerry Masslo, il ministro ribadisce il concetto della necessità di una accelerazione del «processo di integrazione»: «L’Italia deve essere grata ai suoi cittadini e a questi nuovi amici. Dobbiamo lottare per una integrazione profonda nella diversità». Facce «normali» in terra di camorra e di disperazione. Il clima continua a non essere pacificato. «In tempo di crisi che viene a fare un ministro? Rende omaggio a un nero morto vent’anni fa, spendendo chissà quanti soldi....». Certo, oggi ci sono esperienze di associazionismo sul territorio, di momenti di integrazione che ai tempi di Masslo erano un sogno. Ma il giudizio dell’imprenditore edile che ingaggia quattro, cinque «neri» al giorno, non è isolato. Anche tra chi ha accolto il ministro Riccardi, ci si interroga sulle finalità di questa visita. In politica contano anche i gesti. E il fatto che il ministro Riccardi abbia deciso di venire nella tana del lupo, di affrontarlo di petto, di ascoltare le sue rivendicazioni è il segno di un mutamento di clima rispetto alle rivendicazioni ringhiose della Lega in tema di immigrazione. Colpivano gli applausi dei «neri» che affollavano la sala del Centro Fernandes di Castelvolturno, la struttura dell’Arcidiocesi di Capua che ospita 150 immigrati, al discorso del ministro. Riccardi era stato prima al cimitero di Villa Literno, per rendere omaggio alla tomba di Jerry Masslo, una icona dell’immigrazione in Italia, un sudafricano scappato dall’apartheid e ucciso a Villa Literno nell’agosto del 1989. Emozionante il racconto di Mary, una immigrata del Ghana a Castel Volturno dal 1984. «I miei figli parlano italiano, mangiano italiano, vestono italiano. La mia prima figlia si è appena laureata. Quando è nata la seconda, con un handicap, e mi sono ammalata, mi è scaduto il permesso di soggiorno. Sono andata in questura e mi hanno chiesto il contratto del datore di lavoro, che non avevo. Poi, nel ‘96 è arrivata la sanatoria. Mia figlia maggiorenne per avere la cittadinanza deve dimostrare di essere residente qui da almeno dieci anni. I miei figli non sono mai stati in Africa».



Il ministro della Cooperazione ripete che «l’integrazione è una necessità»: «Non so se è una priorità per il governo Monti, di certo so che il Parlamento non può eludere il problema». A ricordarlo è stato anche il vescovo di Capua Schettino, che ha parlato delle nuove povertà: «Oggi il lavoro scarseggia... si cominciano a vedere immigrati che chiedono l’elemosina fuori dalle chiese e prendono piede le malattie mentali, respiratorie e gastriche». Forse è anche per questo che il ministro Riccardi parla di far presto, che il processo di integrazione non può aspettare

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