16/03/12

Canali migratori. Visti e flussi irregolari 4° Rapporto, a cura di EMN/Ministero dell’Interno

Migration channels: visas and irregular flows, 

 La presentazione del Rapporto

La scheda del Rapporto

Il rapporto in pdf





Rapporto EMN: mezzo milione gli irregolari in Italia, dimezzati rispetto al 2000.
Nel Rapporto “Risposte pratiche all’immigrazione irregolare” si evidenzia una diminuzione dell’immigrazione illegale nel decennio frutto delle regolarizzazioni e delle quote annuali.


Mezzo milione gli immigrati irregolari presenti in Italia: è la stima contenuta nel IV Rapporto dell’European Migration Network realizzato dalla Cooperativa editoriale Idos e presentato ieri a Roma.
Nello studio Risposte pratiche all’immigrazione irregolare si ricostruisce la presenza di immigrazione illegale nel corso dell’ultimo decennio.
“Se nei primi anni del 2000 – scrivono gli autori – la stima di poco meno di un milione di irregolari, accreditata in ambito sociale e non lontana da quella degli studiosi del settore, poteva essere accettata come vicina alla realtà, come ha poi confermato a posteriori la regolarizzazione del 2002, attualmente tale presenza può essere ritenuta dimezzata”.
Questo perché, viene evidenziato, in tale arco di tempo vi è stato “l’abbassamento del livello della irregolarità a seguito della regolarizzazione del 2002 (703.000 domande presentate, per lo più accolte) ma anche l’effetto di svuotamento esercitato dalla regolarizzazione del 2009, che ha riguardato il settore dell’assistenza alla famiglia e alle persone (295.000 domande pervenute)”.
Occorre anche considerare – spiegano i ricercatori – le quote annuali degli ingressi per lavoro che sono state pari a 520.000 nel 2006, 170.000 nel 2007, 150.000 nel 2008, nessuna nel 2009 (carenza supplita dalla regolarizzazione di colf e badanti).
A suggello di tale analisi, il Rapporto mette in luce anche che, tra il 2002 e il 2010, la pressione dai Paesi a forte spinta migratoria è andata decrescendo, come si rileva dalla diminuzione delle persone respinte alla frontiera (da 30.287 nel 2001 a 4.215 nel 2010) e dalla diminuzione delle persone espulse (da 90.160 nel 2001 a 46.955 nel 2010).
Nel Rapporto si parla del pattugliamento delle coste, dei respingimenti, delle espulsioni e degli accordi bilaterali finalizzati al ritorno, alcuni dei quali hanno suscitato un ampio dibattito in seno all’opinione pubblica su una materia complessa e di difficile gestione. Ma oltre all’attività di contrasto vengono esaminate anche interessanti misure preventive, quali le campagne di sensibilizzazione e i progetti informativi implementati nei Paesi terzi per prevenire l’immigrazione irregolare nelle aree a forte pressione migratoria, mettendo in guardia i potenziali migranti sulle conseguenze dell’irregolarità. Si tratta, infatti, di ricercare l’equilibrio fra il bisogno estremo di diversi Paesi di collocare la manodopera eccedente, l’interesse del Paese di accoglienza a rispettare la programmazione dei flussi concordata con le varie istanze interessate, il contrasto dei trafficanti di manodopera e di quanti altri sfruttano i migranti e l’impegno per l’integrazione degli immigrati già insediati sul posto, perché “straniero” non deve essere mai considerato sinonimo di “estraneo”. Il prefetto Angelo Pria, responsabile del Dipartimento libertà civili e immigrazione presso il Ministero dell’interno, ritiene che a rappresentare questa sintesi siano “le leggi e le politiche sulle migrazioni, che tengono conto della propensione a emigrare e la regolamentano con disposizioni che raccordano le esigenze di chi parte (trovare un lavoro, costruire una nuova vita, fare un’esperienza di crescita, scampare a situazioni insoddisfacenti e pericolose) con quelle del Paese che accoglie”.








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