16/03/12

IV Rapporto European Migration Network

IV Rapporto migranti EMN

In calo l'immigrazione irregolare in Italia secondo il IV rapporto European Migration network

Il sottosegretario Saverio Ruperto, intervenuto insieme al capo dipartimento Angela Pria alla presentazione del dossier: «La politica migratoria italiana si evolverà nel prossimo futuro. L'Italia si trova nel mondo e il mondo non può avere confini»
Fonte: www.interno.it


C'è una relazione inversamente proporzionale tra l'andamento dei visti nazionali, cioè di validità superiore ai 3 mesi, rilasciati dall'Italia, in aumento del 17% dal 2001 (186.167) al 2010 (218.318), e i dati sull'immigrazione irregolare che invece risultano in calo progressivo.

Le presenze irregolari possono ritenersi attualmente dimezzate rispetto alla stima di poco meno di 1 milione di irregolari presenti in Italia all'inizio degli anni 2000. Al 1° gennaio 2011 la percentuale di irregolari era intorno al 10% sui quasi 5 milioni di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia. C'è da ricordare che la regolarizzazione del 2002 e, soprattutto, quella di colf e badanti del 2009, hanno contribuito a ridurre il fenomeno. Che continua a verificarsi non tanto in ingresso quanto nella fase successiva alla scadenza del primo visto.

Lo dicono i dati del IV Rapporto dell'European migration network (Emn)- Punto di contatto nazionale per l'Italia su 'Canali migratori. Visti e flussi irregolari', presentato oggi pomeriggio a Roma, presso la sede della Rappresentanza dell'Unione europea, in presenza del capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno Angela Pria e del sottosegretario all'Interno Saverio Ruperto .

La politica dei visti d'ingresso è in effetti, secondo il rapporto, un fattore importante nelle politiche migratorie, soprattutto dopo l'entrata in vigore del codice dei visti di Schengen, nell'aprile 2011, finalizzato a favorire i canali dell'ingresso regolare. Si tratta, insomma, di una 'leva' che, insieme ad altri strumenti come il contrasto ma anche gli accordi bilaterali con i Paesi di provenienza e l'incentivazione dei progetti di sviluppo, aiuta a equilibrare il bisogno di collocare manodopera dei Paesi di provenienza e quello del Paese che accoglie di rispettare la propria programmazione.

Un'esigenza evidenziata dal capo dipartimento Pria nella sua relazione introduttiva, dove afferma che «le leggi e le politiche sulle migrazioni, che tengono conto della propoensione a emigrare e la regolamentano con disposizioni che raccordano le esigenze di chi parte con quelle del Paese che accoglie». L'approccio è condiviso anche dal sottosegretario Ruperto che ha annunciato un'evoluzione della politica migratoria italiana nel prossimo futuro «nella consapevolezza che l'Italia si trova nel mondo e il mondo non può avere confini». Ruperto ha invitato infatti a «non falsare il rapporto spazio-uomo: gli altri non sono diversi solo perché il caso li ha collocati su una terra diversa dalla nostra».

Casi di studio e cifre

Il rapporto fornisce indicazioni su come ridurre sempre più il fenomeno dell'immigrazione irregolare, in parte presente in tutti i Paesi Ue, attraverso le leve già descritte e fa riferimento a 3 casi di studio: Albania, paese con il quale hanno funzionato le buone prassi di cooperazione bilaterale; Moldavia, per i cittadini della quale l'Italia è la prima meta, ma che ha cooperato per incanalare i flussi nella regolarità; il Senegal, con il quale l'Italia e l'Ue intendono stringere accordi in materia.

Tra i moltissimi dati, alcune cifre: tra le motivazioni dei visti nazionali, sono famiglia e lavoro a incidere di più nel 2010 anche se meno del passato, a causa della crisi occupazionale in corso; sono in netta diminuzione nella serie storica 2001-2010 anche le espulsioni e i rimpatri (rispettivamente 46.955 nel 2010 rispetto ai 90.160 del 2001 e 4.890 nel 2010 a fronte dei 32.000 del 2001).

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