16/03/12

immigrazione irregolare in Italia

L'analisi dell'European Migration Network.
di Vladimiro Polchi

Indipendentemente dai provvedimenti del governo per il contenimento dei flussi, resta aperto il problema dei permessi d'ingresso a breve termine, che non vengono quasi mai rispettati. Nel 2010, 1.543.408 visti d'entrata, ma di transito; quelli validi per soggiorni superiori ai 3 mesi solo 218.318

di VLADIMIRO POLCHI ROMA - Come si entra oggi in Italia? Per quali canali si esce? E come si diventa irregolari? Nell'ultimo anno il nostro Paese ha rilasciato un milione e 543mila visti d'ingresso, di questi circa un milione e 300 mila sono permessi di entrata turistici, a breve a termine. Un termine che non viene quasi mai rispettato. Ecco, è esattamente questo il momento in cui si alimenta il fenomeno delle presenze irregolari in Italia, indipendentemente dai provvedimenti dedicati al contenimento e alla regolamentazione delle migrazioni, di volta in volta decisi dal governo. Così, oggi l'esercito degli irregolari supera quota 500mila. È quanto emerge dal quarto rapporto European Migration Network 1: una fotografia dei complessi canali migratori italiani, scattata dal Viminale col supporto del centro studi Idos.

Un milione e mezzo di visti. Nel 2010 dall'Italia è partita una valanga di visti d'ingresso: 1.543.408, circa il 10% in più rispetto all'anno precedente e oltre il 63% in più in confronto al 2001. La stragrande maggioranza sono visti di transito o di breve durata, mentre quelli validi per soggiorni superiori ai 3 mesi sono solo 218.318 (diminuiti del 27% rispetto al 2009). Le sedi consolari più "generose" nel rilascio dei visti sono quelle di Casablanca (18mila), Chisinau in Moldavia (12mila) e New Delhi (11mila). Perché vengono rilasciati i visti superiori a tre mesi? In prevalenza per ricongiungimenti familiari, poi per motivi di lavoro (in base ai vari decreti flussi annuali), infine (per circa un sesto) per motivi di studio.

Come si diventa irregolari? Stando ai numeri, in Italia oltre un milione e 300mila visti sono di breve durata. È qui che si creano e crescono le sacche di clandestinità. Per capire: oggi si fanno decreti flussi sempre più ristretti (o non se ne fanno affatto, come quest'anno) per arginare le ondate di migranti, eppure - come conferma il rapporto Emn - "il regolare ottenimento dei visti non preserva dal rischio della irregolarità perché la presenza irregolare è dovuta, nella maggior parte dei casi, non all'ingresso in Italia senza autorizzazione bensì alla permanenza che si protrae oltre il dovuto (overstaying)". Insomma, si entra con un visto di breve durata e si rimane in Italia anche alla scadenza di questo.

Quanti sono gli irregolari? Il rapporto Emn ricorda l'abbassamento del livello della irregolarità a seguito della regolarizzazione del 2002 (703mila domande presentate, per lo più accolte), ma anche "l'effetto di svuotamento" esercitato dalla regolarizzazione del 2009, che ha riguardato il settore dell'assistenza alla famiglia (295mila domande pervenute). "Pertanto - scrivono i tecnici - se nei primi anni del 2000 la stima di poco meno di 1 milione di irregolari poteva essere accettata come vicina alla realtà, attualmente tale presenza può essere ritenuta dimezzata. Resta, tuttavia, da approfondire in quale misura i titolari degli oltre 600mila permessi per lavoro e per famiglia, validi al 31 dicembre 2009 e non più rinnovati, si siano trattenuti irregolarmente in Italia anziché rimpatriare".

Il fragile muro delle espulsioni. Nel 2010 in Italia sono stati rintracciati dalle forze dell'ordine 47mila immigrati irregolari. Di questi, quelli effettivamente espulsi si sono fermati a quota 4.890, mentre i respinti direttamente alle frontiere sono stati 4.215. I più espulsi sono gli albanesi, seguiti da marocchini e tunisini (bisogna ricordare che dal 2007 i cittadini romeni sono comunitari). Tutti i dati sulle espulsioni sono in costante calo da anni (nel 2009 gli espulsi erano stati 5.315). Per questo il rapporto Enm esamina (e cerca di promuovere) anche le varie misure preventive, quali le campagne di sensibilizzazione e i progetti informativi nei Paesi terzi, creati dall'Italia in questi anni per prevenire l'immigrazione irregolare nelle aree a forte pressione migratoria.

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