Quanta ipocrisia in un click day
di Maurizio Ambrosini - lavoce.info
Il decreto flussi non serve all'ingresso in Italia di nuovi lavoratori dall'estero, richiesti nominativamente da imprese e famiglie. Serve a regolarizzare persone già presenti in Italia, ma prive di un permesso di soggiorno che li autorizzi al lavoro. Si riapre anche la possibilità dell'ingresso sotto sponsor, seppure in modo contorto e ipocrita. Ancora una volta, il governo della linea dura si rivela nei fatti incoerente. Meglio sarebbe una politica più trasparente, con la possibilità di convertire il permesso di soggiorno da turistico a lavorativo.
Sono i giorni dei click-day. Datori di lavoro, famiglie, operatori di patronati e associazioni, sempre più spesso semplici persone immigrate, appostati davanti al pc aspettano il momento fatidico per l’inoltro della domanda di ingresso di lavoratori dall’estero. Si stima che la finestra rimanga aperta circa 100 secondi per ognuno dei tre giorni previsti: un’indecisione nella digitazione, un nome un po’ più lungo, un intasamento nella linea, possono significare la fine di un sogno. Stiamo parlando del decreto flussi: quasi 100mila ingressi in palio, 52mila per lavoro dipendente non stagionale da paesi firmatari di accordi con l’Italia, 30mila collaboratrici familiari e addetti all’assistenza, altri lotti di minore entità per altre ragioni (conversioni di permessi di soggiorno per studio o per lavoro stagionale, lavoratori che hanno seguito corsi di formazione nei paesi di origine e altri).
Una precisazione
di Sergio Briguglio
Concordo. Segnalo una piccola imprecisione: la restrizione della possibilità di agire come datori di lavoro ai soli stranieri titolari di carta di soggiorno fu disposta dal Governo attuale (in violazione di art. 22, co. 2 D. Lgs. 286/1998), col decreto-flussi del 3/12/2008 (lo stesso che ripescò una parte delle domande presentate nell'ambito del decreto-flussi 30/10/2007). Il Consiglio di Stato sospese in via cautelare il decreto nella parte in cui disponeva questa limitazione. Sotto questo profilo, l'attuale decreto, più che a liberalità, è ispirato al doveroso rispetto della legge. Una considerazione: ferma restando l'ipocrisia della attuale "programmazione dei flussi", non c'è nulla nella normativa che imponga la follia del click-day. La legge infatti consente di presentare la domanda in qualunque momento dell'anno, anche prima che il decreto-flussi sia adottato. Se si ammettesse questa presentazione diluita e anticipata, il Governo potrebbe, al momento di emanare il decreto-flussi, tener conto delle domande giacenti, decidendo se recepirle tutte o porre un tetto numerico più basso (ove riscontrasse un buon motivo per farlo).
20 anni senza Dino Frisullo
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1 anno fa
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