Presentato il report dell’attività antidiscriminazione dell’Ufficio nazionale: aumentano gli episodi di segnalazione che coinvolgono i mass media, diminuiscono quelli che riguardano gli enti pubblici.
Fonte: immigrazioneoggi.it
Le vittime sono per il 63,4% stranieri, più uomini che donne, più adulti che giovani, la maggior parte operai o impiegati. È il quadro che emerge dal
Rapporto 2010 dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) presentato ieri a Roma nell’ambito della Settimana di azione contro il razzismo.
Secondo il rapporto, la discriminazione razziale è un fenomeno che spesso rimane sommerso, per paura, ignoranza, sfiducia. Ma qualcosa sta cominciando a cambiare e nell’ultimo anno in Italia le segnalazioni sono raddoppiate comprendendo anche denunce che, nel 10% dei casi, riguardano discriminazioni non razziali ma di genere, orientamento sessuale o religioso.
Le segnalazioni raccolte nel 2010 dall’Unar sono state complessivamente 766, l’anno precedente erano state 373. E la tendenza è confermata dall’ulteriore aumento del 40% che si è registrato dal primo gennaio al 14 marzo 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010. Circa una segnalazione su due proviene dalle stesse vittime di discriminazione, una su quattro è invece direttamente promossa dall’Unar, una su cinque è segnalata da un testimone. Solo l’8% dei casi è segnalato da un’associazione o un ente esterno all’Ufficio. A fine 2010, risultava chiuso il 76,7% delle istruttorie avviate. Crescono i casi relativi a discriminazioni attuate dai mass media (19,9% contro il 10,8% del 2009), anche grazie all’azione di monitoraggio dei mezzi di informazione attuata dall’Unar.
Aumentano anche le segnalazioni relative alla vita pubblica (17,8%) e all’erogazione di servizi da enti pubblici (16%), mentre diminuiscono quelle relative al lavoro e alla casa. Le vittime dei casi segnalati sono più uomini (56,4%) che donne (43,6%), più over 35 (58,5%) che giovani (40%) o anziani (1,5%). Quasi una segnalazione su quattro (23,3%) riguarda stranieri che provengono dall’Europa orientale e dai Balcani, quelle di persone dell’Africa del nord sono il 20,9%; nel complesso le vittime straniere sono il 63,4%, il 9,7% sono stranieri con cittadinanza italiana e il resto sono italiani: per questi ultimi le segnalazioni riguardavano altri tipi di discriminazione, come quelle di genere o sessuali o religiose. In maggioranza italiani (82,2%) sono invece i testimoni di discriminazioni. Tra le vittime si segnala una prevalenza di persone coniugate e di istruzione medio-alta. La maggior parte lavora come operaio (25,7%) o impiegato (23,6%), ma numerose sono anche le persone che non lavorano (24,1%), in prevalenza donne. E se tra gli uomini si nota una prevalenza di casi di discriminazione diretta, tra le donne è più frequente l’aggravante delle molestie.
Per quanto riguarda l’ambito delle discriminazioni, tra i giovani è prevalente quello dell’erogazione di servizi da parte di enti pubblici, mentre tra gli adulti quelle relative al lavoro. Tra gli stranieri, il 26,3% ha segnalato discriminazioni nell’accesso alla casa. La propensione alla denuncia, infine, è maggiore tra le persone con una condizione sociale più stabile: le vittime infatti nella maggior parte dei casi sono in Italia da più di cinque anni.
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