Una volta approvato definitivamente, il testo prevede per i lavoratori extracomunitari diritti sociali analoghi a quelli dei cittadini europei. Esclusi dalla direttiva lungosoggiornanti e rifugiati.
Fonte: immigrazioneoggi.it
Con 311 voti favorevoli, 216 contrari e 81 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato ieri la direttiva che istituisce il permesso unico di soggiorno e lavoro per gli extracomunitari.
Il provvedimento, che torna ora all’esame dei ministri della giustizia Ue, una volta in vigore permetterà agli immigrati regolari di ottenere documenti di soggiorno e di lavoro validi su tutto il territorio dell’Unione (fatta eccezione per Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda) con un’unica procedura.
L’iniziativa punta a garantire agli immigrati una serie di diritti sociali paragonabili a quelli dei cittadini comunitari su questioni come gli orari di lavoro, le ferie, l’accesso ai sistemi previdenziali, nonché ad altri servizi come gli alloggi sociali. Resterà competenza esclusiva dei singoli Paesi decidere se e quanti extracomunitari ammettere sul territorio nazionale, così come eventuali limitazioni per l’accesso a corsi di formazione professionale.
L’obiettivo della direttiva è di semplificare le procedure per gli immigrati e per i datori di lavoro attraverso una procedura unica per il permesso di residenza e di lavoro.
Secondo il testo approvato, i Governi nazionali avranno la possibilità di riservare l’accesso alla sicurezza sociale nazionale solo ai lavoratori extracomunitari che lavorano o hanno lavorato per almeno 6 mesi e che sono registrati come disoccupati.
Per il sostegno familiare, i Governi nazionali potrebbero scegliere di garantirlo solo ai lavoratori in possesso di un permesso di lavoro valido per più di sei mesi.
I lavoratori extracomunitari avranno il diritto di ricevere la pensione una volta rientrati nel proprio Paese alle stesse condizioni e tassi dei cittadini europei. I lavoratori possono anche richiedere sgravi fiscali nello Stato membro di residenza; tuttavia, i familiari potrebbero beneficiarne solo se risiedono nello stesso Paese Ue.
I lavoratori extracomunitari, sempre secondo il testo emendato dal Parlamento, avranno anche l’accesso ai servizi pubblici quali alloggi sociali, lasciando ai Governi nazionali la possibilità di limitare tale diritto ai soli immigrati che hanno già un’occupazione.
Il diritto alla formazione professionale e all’istruzione potrebbe essere limitato solo ai lavoratori stranieri che hanno o hanno avuto un lavoro, cosi da escludere chi è nell’Ue per motivi di studio. I lavoratori che chiedono di conseguire un diploma in un settore non direttamente collegato al proprio lavoro potrebbero dover dimostrare una corretta conoscenza della lingua nazionale.
Le nuove regole europee, se approvate in via definitiva, si applicheranno agli extracomunitari che richiedono un permesso di residenza e di lavoro in uno Stato membro o che già vi risiedono legalmente.
Il progetto di direttiva non si applicherebbe ai lavoratori extracomunitari in trasferimento all’interno di società multinazionali, né a quelli stagionali, due categorie che saranno presto oggetto di un intervento legislativo ad hoc.
Gli immigrati extracomunitari che hanno ottenuto un permesso di soggiorno a lungo termine e i rifugiati sono già soggetti ad altre regole comunitarie e saranno pertanto esclusi da quelle ora in discussione.
Gli emendamenti adottati dai deputati saranno ora vagliati dai ministri di giustizia dei Paesi Ue. Secondo il Trattato di Lisbona, il Parlamento e il Consiglio hanno pari poteri legislativi sui temi legati all’immigrazione. La Gran Bretagna, la Danimarca e l’Irlanda non prenderanno parte all’adozione della direttiva sul permesso unico.
aggiornamento manuale e quadro della normativa
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Cari amici,
alla pagina
http://briguglio.asgi.it/immigrazione-e-asilo/2016/settembre/sinottico-normativa-52.html troverete
un quadro aggiornato della norma...
8 anni fa
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