Prestiti più cari per gli imprenditori immigrati
Per chi viene dall'Est fino all'1,3% in piùDa uno studio di via Nazionale emerge una forte penalizzazione delle piccole aziende costituite da stranieri da parte delle banche italiane. La differenza si attenua per l'America Latina (0,20%) e si annulla per Nord America e Oceania. In media il maggior costo è di 70 punti base
di ROSARIA AMATO
Fonte: Repubblica
ROMA - Sei immigrato? E allora se vuoi un prestito devi pagare molto, molto di più. "Gli imprenditori immigrati pagano in media tassi di interesse più elevati di circa 70 punti base rispetto a quelli applicati dagli italiani": il dato emerge da una ricerca della Banca d'Italia, condotta da Giorgio Albareto e Paolo Emilio Mistrulli. I due studiosi hanno messo a confronto i prestiti erogati alle piccole imprese in Italia dal 2004 al 2008, arrivando alla conclusione che, non solo gli immigrati sono penalizzati, ma che non tutti gli immigrati sono uguali. Gli imprenditori provenienti dall'Est Europeo arrivano a pagare l'1,3% in più, mentre ad un latino-americano si chiede solo un modesto 0,20% in più. Anche per gli immigrati di seconda generazione o per quelli nati all'estero, ma di origine italiana, la differenza si riduce allo 0,20% in più, che però in un prestito da 75.000 euro, come quelli considerati dall'indagine di Bankitalia, ha un peso non indifferente.
Impresari più giovani degli italiani. Anche perché gli imprenditori immigrati spesso sono giovani, molto più giovani degli italiani: il 50% è sotto i 40 anni, contro il 30% degli italiani. Si concentrano poi in prevalenza nelle imprese di costruzioni e nelle imprese artigianali. C'è anche una forte presenza femminile: le imprese costituite da donne immigrate costituiscono il 26% del campione di Pmi considerate da Bankitalia, mentre per le italiane la percentuale si riduce al 19%. Inoltre le
imprese fondate da immigrati si concentrano in prevalenza nel Nord Italia (oltre il 65%); il 24% si trova nel Centro, e solo l'11% nel Mezzogiorno.
L'indagine negli anni del "boom". L'indagine considera i dati tra il 2004 e il 2008, anni nei quali, sottolineano gli autori, si è assistito a una moltiplicazione delle imprese condotte da immigrati in Italia: sono passate infatti dalle 100.000 del 2004 alle 250.000 al dicembre 2009. Una crescita forse troppo veloce, che probabilmente "ha esacerbato le difficoltà che i migranti affrontano nel mercato del credito in Italia in confronto agli altri Paesi, che sono più abituati ai prestiti effettuati nei confronti delle minoranze", si legge nello studio.
Discriminazioni tra immigrati. I risultati dell'indagine indicano che gli imprenditori provenienti dall'Europa dell'Est pagano interessi più alti in media dell'1,3%, quelli provenienti dall'Asia lo 0,40% in più, quelli provenienti dall'Africa lo 0,85% in più, e infine quelli provenienti dall'America Latina un po' più del 20% di differenza. Nessuna differenza di tasso applicato ai prestiti alle piccole imprese si riscontra nei confronti di nordamericani e aspiranti imprenditori provenienti dall'Oceania.
Tutto dipende dalle dimensioni della comunità. "L'analisi dimostra - osservano gli autori - che il differenziale di tasso rispetto agli imprenditori italiani si riduce all'aumentare della dimensione della comunità etnica locale a cui appartengono gli immigrati. Tale evidenza è coerente con l'ipotesi secondo cui la reputazione acquisita dalla comunità locale agevola l'accesso al credito dei suoi membri".
La nota positiva. Lo studio di Bankitalia si conclude con una nota positiva: "Le difficoltà di accesso al credito per gli immigrati si sono ridimensionate nel tempo, in concomitanza con l'adozione da parte delle banche di strategie volte ad adeguare l'offerta di servizi finanziari alle specifiche esigenze di questo segmento di clientela". Il che non significa che adesso gli imprenditori immigrati abbiano tassi d'interessi analoghi a quelli dei loro colleghi italiani: il differenziale si è ridotto, ma rimane pur sempre intorno ai 30 punti base.
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