11/05/10

Maroni: non c'è sicurezza senza integrazione

Maroni: «Non ci può essere sicurezza senza integrazione. E' un binomio inscindibile»

Il ministro dell'Interno al convegno «Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane. Per un'integrazione possibile» all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. «Queste azioni coinvolgono il governo, il ministero dell'Interno e soprattutto il mondo delle autonomie, i comuni, per definire un modello di intervento italiano di eccellenza nella gestione dei processi di integrazione dei cittadini stranieri»

«Non ci può essere sicurezza senza integrazione. E' un binomio inscindibile». Lo ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni oggi a Milano chiudendo i lavori del convegno «Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane. Per un'integrazione possibile» all'Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione della presentazione della ricerca 'Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane. Per un'integrazione possibile'. 

«La ricerca dice chiaramente che ci sono dei rischi nelle nostre città - ha detto il ministro - che avvenga ciò che è successo nelle banlieues parigine qualche anno fa. Ed è per questo che è importante aver effettuato questa ricerca commissionata dal ministero dell'Interno. E' utile perché dà suggerimenti su che cosa fare per prevenire questi rischi».

«Queste azioni - ha proseguito - coinvolgono il governo, il ministero dell'Interno e soprattutto il mondo delle autonomie, i comuni. E per questo ho proposto di continuare questa collaborazione con ministero dell'Interno-Cattolica e aprirla alla partecipazione dell'Anci. Se ciò avverrà, mettendo assieme gli sforzi di tutti, riusciremo a definire un modello di intervento italiano di eccellenza nella gestione dei processi di integrazione dei cittadini stranieri».

«Rispetto delle regole e rigore, significa anche possibilità di integrare meglio - ha concluso Maroni - è un binomio inscindibile che però deve vedere l'azione comune del ministero dell'Interno, delle forze dell'ordine e di chi ha il compito di investire nelle politiche sociali, cioè le autonomie».

Al convegno promosso dall'Università Cattolica del Sacro Cuore, erano presenti, oltre al ministro Maroni, il rettore Lorenzo Ornaghi, monsignor Antonio Maria Veglio, presidente del pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, il sindaco del capoluogo lombardo Letizia Moratti e il prefetto Mario Ciclosi, vice capo Dipartimento vicario per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell'Interno che è intervenuto evidenziando il principio 'Conoscere per governare' che sia in grado non solo di orientare al meglio le politiche di inclusione e stabilizzazione più efficaci, ma anche di costruirle armonicamente all’interno dei territori di destinazione degli sforzi e delle risorse in gioco.

La ricerca «Per un’integrazione possibile: processi migratori e periferie urbane» - presentata dal professor Vincenzo Cesareo - focalizza la propria attenzione su alcune aree deboli, nelle quali si insediano popolazioni portatrici di disagio sociale, immigrate ma anche non immigrate, dove spesso le infrastrutture e i servizi pubblici sono carenti e dove si registrano forme di deprivazione socio-culturale e di criminalità piuttosto diffusa.
Proprio per tali caratteristiche queste aree periferiche possono configurarsi come veri e propri incubatori non solo di devianza ma anche di xenofobia e di mixofobia, intesa quest’ultima come paura che gli individui avvertono, nel proprio contesto abituale, quando si trovano a contatto con la diversità. Questa paura di mescolarsi con gli altri, di vivere e condividere gli spazi con il 'diverso' può dar vita a pericolose tendenze segregazionistiche.

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